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Zuppi a Mosca per sostenere lo scambio di prigionieri e minori

Zuppi a Mosca per sostenere lo scambio di prigionieri e minoriMatteo Zuppi

Il limite ignoto Dopo l'interessamento del Vaticano molti bambini sono potuti tornare in Ucraina

Pubblicato circa 8 ore faEdizione del 15 ottobre 2024

Il cardinale Matteo Zuppi è arrivato ieri a Mosca per una missione speciale di due giorni. Al centro del mandato del presidente della Cei ci sono la ripresa degli scambi di prigionieri tra Russia e Ucraina e il rientro in patria dei bambini ucraini portati forzatamente nel territorio della Federazione dopo l’inizio delle ostilità.

L’INVIATO speciale di Papa Francesco ha incontrato ieri il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, con il quale ha discusso, come si legge in una nota del ministero di Mosca: «Nel dettaglio la cooperazione nella sfera umanitaria nel contesto del conflitto ucraino e di una serie di questioni urgenti dell’agenda bilaterale e internazionale». Fonti vaticane rivelano che è previsto anche un incontro con il metropolita Antonij, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, ma il legato papale potrebbe anche essere ricevuto direttamente da Kirill, il capo della chiesa ortodossa russa, come accaduto l’anno scorso. Si tratta, infatti, della seconda visita di Zuppi a Mosca, in continuità con il mandato ricevuto dal pontefice lo scorso anno e, come spiegato dal direttore della sala stampa vaticana, Matteo Bruni, in una nota: «Per incontrare le autorità e valutare ulteriori sforzi per favorire il ricongiungimento familiare dei bambini ucraini e lo scambio di prigionieri, in vista del raggiungimento della tanto sperata pace».

Nel maggio del 2023 Zelensky aveva chiesto l’aiuto della Santa Sede per il rimpatrio degli oltre 19mila bambini (stime ucraine) deportati forzatamente in Russia e sottoposti, come dicono a Kiev, a «russificazione» forzata. In seguito Francesco aveva nominato Zuppi inviato speciale per quella che è stata definita come «diplomazia umanitaria» e un mese dopo il cardinale si è recato prima in Ucraina, dove ha incontrato nuovamente Zelensky, e poi, il 28 e 29 giugno a Mosca dove aveva incontrato Yuri Ushakov, assistente del presidente Vladimir Putin per gli affari di politica estera, e Maria Lvova-Belova, commissaria per i diritti del bambino.

IN SEGUITO ha effettuato altri due viaggi con lo stesso obiettivo, a Washigton e a Pechino. Grazie all’intermediazione vaticana un numero significativo di minori ucraini è tornato a casa e la vicepresidente del parlamento ucraino Olena Kondratiuk – dopo un incontro con Zuppi stesso a Roma – aveva ringraziato pubblicamente il presidente della Cei, sottolineando che la «diplomazia umanitaria» della Santa Sede ha dato risultati rilevanti. Anche Zelensky aveva espresso gratitudine al Vaticano. Venerdì scorso, durante la sua visita istituzionale a Roma, il presidente ucraino è stato ricevuto nuovamente dal Papa in Vaticano e nel corso dell’udienza ha chiesto nuovamente il supporto della Santa sede per il rilascio di «tutti i prigionieri di guerra», non solo dei minori. «Lavorare per gli scambi è molto difficile – aveva dichiarato il presidente ucraino – ed è per questo che abbiamo bisogno di un’assistenza speciale, compresi gli sforzi del Vaticano. Abbiamo concordato che l’Ucraina fornirà un elenco dei giornalisti che sono attualmente tenuti prigionieri in Russia».

DURANTE la giornata di ieri sui giornalisti non si è saputo ancora nulla, ma il fatto che il potente ministro degli Esteri abbia voluto aprire la due giorni di incontri diplomatici è significativo dell’importanza che Mosca assegna a questo tipo di missioni della santa sede. Si tratta di un processo «lento», come ha dichiarato diverse volte il Segretario di stato vaticano, Pietro Parolin, ma anche di uno dei pochi che finora hanno dato risultati in campo diplomatico.

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