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«Shell sta violando i diritti umani»

Protesta contro ShellProtesta contro Shell

Intervista Parla la leader olandese dell’associazione che ha fatto condannare il gigante petrolifero. Vigilia d’attesa per la sentenza d’appello

Pubblicato circa 2 ore faEdizione del 10 ottobre 2024

Nel 2021, a margine della sentenza storica per la giustizia climatica emanata in Olanda, Shell, condannata in primo grado, annunciò che avrebbe fatto ricorso. I fatti oggi non smentiscono le volontà espresse allora dalla società. Le audizioni delle controparti sono già avvenute, non resta che attendere un eventuale conferma o ribaltamento della sentenza della Corte distrettuale dell’Aja del 2021. La decisione all’epoca fece il giro del mondo. La compagnia petrolifera Shell, in quanto responsabile della crisi climatica, venne condannata a tagliare le sue emissioni di CO2.

A determinare la pronuncia in tal senso furono i diritti fondamentali alla vita e alla salute, richiamati da 17.379 cittadini olandesi che citarono in giudizio la multinazionale con il supporto delle organizzazioni ambientaliste Milieudefensie (Friends of the Earth NL), Greenpeace, BothENDs, ActionAid, Fossielvrij, Jongeren Milieu Actief e Waddenvereniging. L’impianto accusatorio riguardava la violazione dell’Accordo di Parigi sul clima. Tema successivamente riproposto in altre sedi giurisdizionali contro altre società, sulla scorta del primo risultato storico raggiunto in Olanda. Per la decisione di secondo grado occorrerà attendere il 12 novembre. Nel frattempo fa sapere Nine de Pater, leader dell’associazione Milieudefensie (Friends of the Earth NL), «i rischi determinati dal cambiamento climatico negli anni successivi alla sentenza sono solo aumentati».

Dottoressa de Pater, Shell ha presentato ricorso in appello. Cosa avevano stabilito i giudici in primo grado?
Friends of the Earth ritiene che i grandi inquinatori come Shell abbiano una grande responsabilità nel contrastare i pericolosi cambiamenti climatici. Nel 2021, il tribunale ha dato ragione a Milieudefensie, affermando che Shell mette in pericolo le vite umane con le sue massicce emissioni. Il diritto alla vita è messo in pericolo anche dal riscaldamento globale, co-causato dalle grandi compagnie petrolifere e del gas come Shell. La sentenza del 2021 ha chiarito che Shell deve ridurre le proprie emissioni del 45% entro il 2030. Ciò è in linea con gli accordi internazionali sul clima, come l’Accordo di Parigi. Per la prima volta nella storia, un giudice ha ordinato a un grande inquinatore di allineare i propri piani all’accordo sul clima di Parigi.

Quali sono i punti salienti della sentenza?
I giudici hanno stabilito che Shell deve ridurre le proprie emissioni del 45% entro il 2030, rispetto ai dati del 2019. Shell è stata ritenuta responsabile delle emissioni di CO2 sia delle aziende che dei consumatori. Per i giudici, Shell deve usare la sua influenza per presentare ai consumatori scelte più sostenibili. Non può più limitarsi ad essere un seguace, ma deve essere un leader. Shell è tenuta a rispettare i diritti umani. È stata ritenuta una delle principali cause di un cambiamento climatico catastrofico, sta mettendo a rischio la vita delle persone. La responsabilità è della stessa azienda, non solo del governo.

Nei giorni scorsi si sono tenute delle audizioni. Cosa è emerso?
Volevamo dimostrare alla corte che Shell cerca costantemente di sfuggire alla sua responsabilità di fermare i pericolosi cambiamenti climatici. Gli scienziati del clima avvertono che dobbiamo agire ancora più rapidamente di quanto si pensasse. Shell può anche continuare a giustificarsi, ma i fatti sono chiarissimi. Le emissioni mondiali di Shell hanno un impatto enorme sul nostro Pianeta. Il tribunale ha confermato che la compagnia petrolifera sta compromettendo i diritti umani, tra cui il diritto alla vita e il diritto al rispetto della vita privata e familiare. Al centro della causa di Milieudefensie contro Shell c’è l’Accordo sul clima di Parigi, firmato da 195 Paesi nel 2015. Abbiamo cercato di dimostrare che la scienza è chiara sul fatto che la sentenza debba essere confermata.

Cosa è cambiato rispetto alla sentenza di primo grado e qual è il vostro obiettivo?
Abbiamo evidenziato che i rischi posti dal cambiamento climatico negli anni successivi alla sentenza sono solo aumentati: incendi boschivi, inondazioni e altri disastri naturali aumenteranno di gravità se Shell continuerà a trivellare petrolio e gas. Di fatto, la compagnia petrolifera ha recentemente indebolito il suo obiettivo di riduzione delle emissioni di carbonio: Shell prevede di aumentare le estrazioni di gas e l’anno scorso ha persino ridotto gli investimenti nelle energie rinnovabili.

E quindi?
La scienza è chiara: non si possono aprire altri progetti per i combustibili fossili se il mondo vuole raggiungere seriamente l’obiettivo di 1,5 gradi per il clima, mentre una nuova ricerca di Milieudefensie e Oil Change International mostra che Shell ha attualmente in cantiere 813 nuovi progetti per il petrolio e il gas da sviluppare. Dopo la sentenza del 2021, Shell ha addirittura avviato 20 progetti per il petrolio e il gas. Vogliamo che i grandi inquinatori come Shell allineino le loro ambizioni climatiche agli accordi internazionali sul clima e che la smettano di mettere a rischio le vite umane con le loro emissioni. Per questo devono ridurre il 45% delle loro emissioni totali di CO2 al 2030.

Quali responsabilità imputate all’azienda?
Shell ha una grande influenza sul mercato del petrolio e del gas. Le emissioni di Shell sono il 2,7% delle emissioni mondiali annuali e mettono a rischio la vita umana. Il mondo si sta riscaldando e Shell gioca un grande ruolo in questo. Secondo Milieudefensie, anche una multinazionale come Shell ha la responsabilità di ridurre le proprie emissioni; le emissioni annuali del gigante petrolifero sono equivalenti a 8 volte quelle dei Paesi Bassi. Solo Stati Uniti, India, Cina e Russia emettono più di Shell.

Quali sono i prossimi passi?
Il 12 novembre di quest’anno il tribunale emanerà la sentenza di appello. Fino a quel momento continueremo a fare pressione sui grandi inquinatori. Andremo alle assemblee generali annuali di alcune grandi aziende come Shell, Ing e Unilever per chiedere se intendono allineare le loro ambizioni climatiche all’accordo di Parigi.

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