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Usa, uragani di fake news

Usa, uragani di fake newsLe vetrine dei negozi di Tampa protette con travi di legno Afp/Bryan R.

Stati Uniti La Florida si prepara all’impatto di Milton. Ma già con Helene di questi disastri climatici si sono appropriate la campagna elettorale repubblicana e il suo «megafono» Elon Musk

Pubblicato circa 2 ore faEdizione del 10 ottobre 2024
Luca CeladaLOS ANGELES

Ampie zone della Florida sono oggi sott’acqua per l’onda d’urto di oltre cinque metri sospinta dall’uragano Milton. Ai danni effettivi che si prevedono catastrofici, è già preventivato che si sommeranno, in questa fase finale di campagna elettorale, quelli secondari provocati dalle polemiche pretestuose.

MILTON è il secondo uragano a colpire il Golfo in meno di due settimane e come già il precedente, Helene, la sua forza distruttiva è stata moltiplicata da un ciclone di disinformazione. La prima tempesta era atterrata sulla stessa costa, ma ha provocato i danni peggiori per le inondazioni negli stati del sud est. Particolarmente colpite sono state Georgia, North Carolina e Tennessee e le zone rurali dell’Appalachia, dove ad oggi le vittime dell’alluvione sono oltre 200.
Ma il disastro è stato aggravato da un flagello attinente all’infuocata campagna elettorale in corso. In particolare, la tragedia è stata prontamente strumentalizzata da Donald Trump che, mentre erano ancora in corso i salvataggi, ha preso a criticare le operazioni della protezione civile.

L’EX PRESIDENTE, che nel 2017 aveva visitato il Portorico prostrato dopo l’uragano Maria, e, posizionato davanti alle telecamere aveva lanciato rotoli di carta assorbente alla folla, ha subito colto l’occasione per definire «patetica e incompetente» la risposta del governo che ha specificamente accusato di colpevole negligenza nei confronti di popolazioni di fede repubblicana.

Se pur infondata, l’insinuazione si è rivelata efficace, soprattutto quando, nella infosfera fratturata in compartimenti stagni, è stata amplificata dai media di destra. Trump ed il suo vice, JD Vance, hanno quindi rincarato la dose affermando che Biden rifiutava le richieste di aiuto delle autorità locali. Pur smentito da diversi governatori repubblicani che hanno parlato di assistenza apprezzata, ha infine calato l’immancabile carta sovranista ed identitaria, adducendo la presunta incapacità di ausilio ad una inventata distorsione di risorse a favore di immigrati clandestini (ospitati, ovviamente, nei mitologici alberghi di lusso, mentre onesti cittadini americani annaspavano nei flutti).

LA NARRAZIONE è stata prontamente amplificata da Elon Musk su X, l’ex Twitter oramai convertito in megafono full-time di allarmismo xenofobo sull’usurpazione ad opera di immigrati clandestini. In occasione di Helene, Musk ha sposato la variante “catastrofica” di sostituzione etnica, denunciando inoltre il presunto ostruzionismo statale diretto al soccorso volontario della sua azienda Space X. «Incredibile – ha postato il magnate – Fema (la protezione civile, ndr) non solo ha fallito la missione, ma blocca i cittadini che vogliono aiutare!». Il, governo, secondo Musk, aveva chiuso lo spazio aereo del North Carolina per interdire soccorsi di velivoli privati. (In seguito Musk ha ignorato la smentita del ministro dei trasporti, Pete Buttigieg, annunciando invece «un mese di internet gratis» per i clienti alluvionati di Starlink.)

Intanto, mentre Biden e Harris, nei primi giorni, affermavano di «voler lasciar lavorare i soccorritori», Trump, è volato in Georgia con imponente seguito di sicurezza Secret service incontrandosi con personale addetto e alluvionati selezionati per una photo-op riciclabile in pamphlet elettorali. Pur aspramente criticate dallo stesso Biden come «irresponsabili», le boutade hanno messo sulla difensiva il governo e la campagna di Kamala Harris, obbligati a rispondere e difendersi dal crescendo di false accuse, in una classica dinamica maccartista (questa settimana esce in America The Apprentice, biopic sulle lezioni impartite a Trump negli anni 70 da Roy Cohn, braccio destro del senatore McCarthy).

I CASI Milton ed Helene hanno dimostrato come la polemica politica sia del tutto avulsa ormai da eventi reali. Sui social ed in rete infatti è piovuto un tripudio di «iconografia sintetica», raffigurante ad esempio una bambina inzuppata che in lacrime stringe un cucciolo bagnato (didascalia: «abbandonata dallo Stato»). Foto da Pulitzer effettivamente, se non fosse stata prodotta con l’intelligenza artificiale, al pari di quella di un Trump in tenuta da soccorritore che assiste una vittima con piglio social-realista. «Ma non hai nemmeno un briciolo di empatia?» è stata la risposta secca (ma superflua) di Harris, intervistata martedì a Stephen Colbert.

IL DILUVIO di falsità ha costretto la Fema a creare un apposito sito anti-disinformazione, mentre la Casa bianca ha aperto un canale Reddit per identificare e smentire le bufale.

Una battaglia perduta, o quantomeno di retroguardia, dato che intanto portavoce trumpisti, come Marjorie Taylor Greene, sono passati oltre, insinuando una mano democratica nel «generare artificialmente le perturbazioni» per indirizzarle verso regioni repubblicane del paese.

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