«Sfollati due terzi dei bambini ucraini. E la metà è a rischio fame»
La denuncia dell'Unicef Due terzi dei bambini ucraini non ha più una casa in cui vivere e almeno la metà rischia di rimanere senza cibo. A denunciarlo è l’Unicef che lancia l’allarme anche sul rischio che i minori rimasti soli diventino vittime di abusi, sfruttamento e tratta
La denuncia dell'Unicef Due terzi dei bambini ucraini non ha più una casa in cui vivere e almeno la metà rischia di rimanere senza cibo. A denunciarlo è l’Unicef che lancia l’allarme anche sul rischio che i minori rimasti soli diventino vittime di abusi, sfruttamento e tratta
Ci sono volte in cui niente più dei numeri è in grado di rappresentare una tragedia. Per quanto riguarda l’Ucraina i numeri dicono che dopo sei settimane di guerra i due terzi di tutti i bambini ucraini sono ormai degli sfollati. Sfollati: cioè non hanno più una casa, una scuola e spesso neanche i proprio familiari, uccisi o dispersi. Condizione che mette questi minori ancora più a rischio trasformandoli in prede, possibili, vittime di abusi, sfruttamento e tratta. Sempre i numeri dicono che da quando Putin ha dato avvio all’«operazione militare speciale», come definisce l’invasione dell’Ucraina, almeno 186 bambini sono stati uccisi dalle truppe russe e 344 feriti.
Altri numeri fotografano altri aspetti di quanto oggi gli ucraini sono costretti a subire. Quelli sui bambini li ha forniti ieri il direttore programmi dell’Unicef Manuel Fontaine al termine di una missione in Ucraina. «Nei miei 31 anni come operatore umanitario – ha scritto Fontaine – raramente ho visto così tanti danni causati in così poco tempo». Le conseguenze del conflitto mettono pesantemente a rischio anche la vita di chi può ancora vivere nei luoghi in cui è nato.
Dei 3,2 milioni di bambini che si stima siano rimasti nelle loro abitazioni, quasi la metà potrebbe non avere cibo sufficiente. Gli attacchi alle infrastrutture del sistema idrico e la mancanza di energia elettrico hanno inoltre lasciato 1,4 milioni di persone senza accesso all’acqua, mentre altri 4.6 milioni hanno un accesso solo limitato. «La situazione – prosegue Fontaine – è ancora peggiore in città come Mariupol e Kherson, dove i bambini e le loro famiglie sono rimasti per settimane senza acqua corrente e servizi igienici, fornitura regolare di cibo e cure mediche. Si rifugiano nello loro case e sottoterra, aspettando che le bombe e la violenza cessino».
Inevitabilmente la guerra ha avuto e continua ad avere effetti anche sull’istruzione dei minori per i quali è impossibile continuare gli studi. «Centinaia di scuole e strutture per l’istruzione sono state attaccate o utilizzate per scopi militari. Altre servono come rifugi per i civili», denuncia sempre l’Unicef. «La chiusura delle scuole in tutta la nazione sta avendo un impatto sull’apprendimento – e sul futuro – di 5,7 milioni di bambini in età scolare e di 1,5 milioni di studenti che frequentano l’istruzione superiore. Nella regione del Donbass, un’intera generazione di bambini ha già visto le loro vite e la loro istruzione sconvolte durante gli ultimi otto anni di conflitto».
Fontaine si è detto infine «particolarmente preoccupato» per la diffusa presenza di residuati bellici esplosivi che espongono i bambini al rischio di morte e di lesioni orribili. «L’Ucraina orientale -ha spiegato – era già uno dei tratti di terra più contaminati dalle mine al mondo anche prima della recente escalation. Questa realtà si sta rapidamente estendendo ad altre parti del Paese».
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