Senza paura, le liceali scuotono la base del regime
Iran «Vattene via», il grido delle liceali contro il basij che tiene un comizio per strada: un simbolo della Repubblica islamica, la sua fedelissima forza paramilitare. Di Maio chiama Teheran senza citare direttamente Piperno: la chiave è l’’accordo nucleare
Iran «Vattene via», il grido delle liceali contro il basij che tiene un comizio per strada: un simbolo della Repubblica islamica, la sua fedelissima forza paramilitare. Di Maio chiama Teheran senza citare direttamente Piperno: la chiave è l’’accordo nucleare
«Boro gomshod! Vattene via, basij» è lo slogan delle liceali che, agitando in aria il velo, prendono di mira il miliziano che tiene un comizio per strada.
Una scena ripresa probabilmente nella città di Shiraz, Iran centrale, messa online sul sito della Bbc per dimostrare come le proteste abbiano ormai coinvolto non solo le università, ma anche le scuole superiori.
I basij sono paramilitari, fedelissimi all’ideologia della Repubblica islamica. Sono loro, insieme alle forze dell’ordine, a reprimere il dissenso, adesso come in passato.
MA LE RAGAZZE non ci stanno. A esprimere solidarietà nei loro confronti sono attrici e cantanti francesi come Juliette Binoche, Marion Cotillard, Isabelle Huppert Muriel Robin, Jane Birkin, Charlotte Gainsbourg, Berenice Bejo e Julie Gayet. In un video, si tagliano i capelli sulle note della versione in persiano di Bella Ciao.
Il bilancio di queste quasi tre settimane di proteste innescate dalla morte della ventiduenne Mahsa Amini è di almeno 154 morti, tra cui nove minori. 1.200 le persone fermate.
Di questi, secondo la magistratura iraniana, 620 sarebbero stati rilasciati perché «non hanno avuto un ruolo nei sabotaggi». 35 i giornalisti iraniani arrestati.
Sono in tanti a esprimere solidarietà per coloro che protestano per maggiori diritti e, al tempo stesso, per la crisi economica che da anni attanaglia il paese a causa delle sanzioni internazionali.
IN ITALIA i riflettori restano accesi su Alessia Piperno, arrestata a Teheran. Si troverebbe nel carcere di Evin, nella capitale. È il momento della diplomazia per garantirne la scarcerazione in tempi rapidi.
La detenzione della trentenne romana ha fatto sì che ieri il ministro degli Esteri Luigi di Maio abbia parlato al telefono con il suo omologo iraniano Hossein Amirabdollahian. Quest’ultimo ha dichiarato: «Attribuiamo importanza allo sviluppo delle relazioni storiche e amichevoli con l’Italia».
Di fatto, tra Roma e Teheran non ci sono contenziosi, l’Italia è i tra i partner migliori – anche commerciali – dell’Iran. Quella di ieri è stata una consultazione telefonica incentrata sulle relazioni bilaterali, ma anche sui negoziati sul nucleare per revocare le sanzioni internazionali, e sulle proteste. Il capo della diplomazia iraniana ha parlato di «abusi dei rivoltosi e di interventi stranieri».
CON UNA BUONA DOSE di ipocrisia, Amirabdollahian ha sottolineato: «La Repubblica islamica dell’Iran crede concretamente nella democrazia, ha sempre prestato attenzione alle richieste pacifiche del popolo. Negli ultimi eventi ingerenze straniere, agenti organizzati e terroristi – soprattutto a Zahedan e nell’ovest – hanno trasformato raduni pacifici in violenza, caos fino all’uccisione di persone innocenti, polizia e guardie di sicurezza». Per controbilanciare le proteste, le autorità stanno organizzando contromanifestazioni a sostegno della Repubblica islamica.
Dando a credere che la protesta sia terminata, Amirabdollahian ha aggiunto: «Ancora una volta, il grande popolo iraniano, avendo grande perspicacia politica, non ha permesso l’aggressione straniera e il danno politico all’indipendenza, all’integrità territoriale e alla sovranità del paese».
Per la leadership iraniana, dietro alle proteste ci sarebbe lo zampino di Stati uniti, Gran Bretagna e Israele. Di questi, solo Londra ha una sede diplomatica a Teheran. Così ieri è stato convocato l’ambasciatore britannico per recriminare contro le «ingerenze» nei disordini.
NELLA CONVERSAZIONE tra Di Maio e Amirabdollahian pare non si sia fatto cenno all’arresto di Alessia Piperno. Pare però evidente che l’Italia dovrà adoperarsi affinché i vertici della Repubblica islamica non siano sottoposti a ulteriori sanzioni: «Non siamo soddisfatti delle posizioni e degli interventi di alcune autorità europee riguardo gli ultimi eventi», ha detto Amirabdollahian.
Significativa anche la frase di Di Maio: «Attribuiamo importanza al rapporto con la Repubblica islamica e sosteniamo fortemente gli sforzi dell’Iran per raggiungere un accordo stabile nel negoziato. Crediamo che questi sforzi collettivi debbano portare a un risultato positivo e che tutte le parti tornino ai loro impegni nei negoziati del nucleare. L’Italia continua le sue azioni per raggiungere un accordo il prima possibile». In altri termini, in cambio della liberazione di Piperno la diplomazia italiana si impegnerà per sdoganare l’Iran.
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