Avevano detto che non si sarebbero lasciati intimorire dalle minacce di sanzione dell’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac) e l’hanno fatto. Mercoledì l’aereo SeaBird, della ong Sea-Watch, è decollato dall’aeroporto di Lampedusa per una nuova missione sul Mediterraneo centrale. «Siamo stati qualche ora in standby, ma solo a causa del tempo. Appena si è stabilizzato siamo partiti. Alarm Phone aveva segnalato un barchino con 31 persone in pericolo. L’abbiamo avvistato. Era alla deriva. Abbiamo segnalato il caso a tutte le autorità competenti», afferma la portavoce Giorgia Linardi. Un mercantile ha risposto, ma era a otto ore di navigazione. La guardia costiera italiana, invece, non ha voluto comunicare con la ong. Ha però fatto uscire una motovedetta che ha tratto in salvo i naufraghi. Missione compiuta.

SeaBird non è tornato a volare anche ieri solo a causa del maltempo. Fino alla tarda serata non erano arrivate le sanzioni minacciate dalle ordinanze che l’Enac ha emesso tra il 3 e il 6 maggio per gli aeroporti della Sicilia orientale e occidentale. «Interdizione all’operatività dei velivoli e delle imbarcazioni delle ong sullo scenario del Mare Mediterraneo centrale», dice il titolo. Leggendo il testo, però, si capisce che non costituiscono un divieto a decollare, ma uno strumento per punire l’eventuale proseguimento delle attività di segnalazione delle barche in pericolo da parte dei velivoli di Sea-Watch e Pilots Volontaires.

Mercoledì sera, durante il programma Rai Il cavallo e la torre, il presidente dell’Enac Pierluigi Di Palma ha detto che le sanzioni saranno imposte sulla base dell’articolo 802 del codice della navigazione. Questo vieta la partenza degli aeromobili nel caso di situazioni di pregiudizio alla sicurezza della navigazione aerea o di violazioni di norme di polizia o in materia sanitaria o doganale.

Non è del tutto chiaro come possa applicarsi a delle organizzazioni umanitarie, sebbene Di Palma abbia fatto riferimento in diversi passaggi alle attività delle ong come «attività di polizia» che devono essere svolte in coordinamento con le autorità. In questo caso la capitaneria di porto. Perché altrimenti, sostiene il presidente, si possono «determinare situazioni sconvenienti e non utili».

Queste affermazioni, insieme al lessico utilizzato nelle ordinanze che definisce i soccorsi «prelievi», mostrano un malinteso rispetto alle operazioni delle ong che, chiaramente, non hanno nulla a che fare con la polizia. Al contrario si occupano di Sar, ovvero di search and rescue, della ricerca e soccorso di persone in pericolo di vita.

Il manifesto ha chiesto all’Enac sulla base di quali norme Di Palma classifica le attività delle ong in quel modo. Non ha risposto.