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«Se lo stato di diritto non si applica, allora resta la legge della giungla»

«Se lo stato di diritto non si applica, allora resta la legge della giungla»La conferenza stampa di ieri

Attivisti alla Camera «Stanno bersagliando gli studenti universitari palestinesi e in paesi come Francia e Italia non vengono concesse le manifestazioni pro Palestina», afferma il direttore del Centro palestinese per i diritti umani Raji Surani

Pubblicato circa un mese faEdizione del 13 settembre 2024

«Stanno bersagliando gli studenti universitari palestinesi e in paesi come Francia e Italia non vengono concesse le manifestazioni pro Palestina», afferma il direttore del Centro palestinese per i diritti umani Raji Surani alla conferenza stampa tenutasi ieri alla Camera sul genocidio a Gaza, la giustizia internazionale e il ruolo della società civile palestinese.

Al tavolo con Surani anche Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni unite per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati, e Triestino Mariniello, professore di diritto internazionale e rappresentante legale delle vittime a Gaza presso la Corte penale internazionale. Presenti Fratoianni (Si), Boldrini e Scotto (Pd) e alcuni rappresentanti di Amnesty International, Arci e Oim. «Non veniamo uccisi dalle munizioni israeliane ma dalle armi occidentali», continua Surani, denunciando la responsabilità europea. Un genocidio «trasmesso in diretta in tutto il mondo» che conta sulla fornitura di armi da parte dell’Occidente, con l’eccezione di Belgio, Irlanda, Lussemburgo, Slovenia e Spagna.

PER SURANI la Corte penale internazionale si è mossa in ritardo e non sta facendo abbastanza: «Non so cosa il mondo stia aspettando oltre a 17mila bambini e 14mila donne uccisi. Se lo stato di diritto non si applica resta lo stato della giungla. È ovvio che la giurisdizione internazionale non sta funzionando perché c’è un blocco di natura politica».

Triestino Mariniello ricorda che, tre giorni fa, il procuratore capo della Corte penale internazionale Karim Khan ha chiesto di procedere d’urgenza con il mandato d’arresto nei confronti del presidente israeliano Netanyahu, del ministro della difesa israeliano Gallant e dei leader di Hamas Yahya Sinwar e Mohammed Deif. Mariniello critica inoltre le dichiarazioni del ministro degli esteri Antonio Tajani, secondo cui è inaccettabile mettere sullo stesso piano Hamas e Israele: «È una dichiarazione che manifesta una politica di doppi standard, che sostiene il ricorso agli strumenti della Corte penale internazionale per l’Ucraina ma critica che gli stessi strumenti vengano applicati nel conflitto israelo-palestinese».

Per Francesca Albanese non bisogna avere paura di utilizzare la parola genocidio: «Non è definito dall’esperienza personale o pregressa, ma da una Convenzione». Secondo la relatrice speciale, l’analisi del procuratore della Corte penale è inadeguata perché decontestualizza ciò che accadeva in Palestina prima del 7 ottobre.

Stefania Ascari (M5S) rivendica il lavoro portato avanti dall’intergruppo parlamentare per la pace tra Israele e la Palestina, di cui è coordinatrice e che ogni settimana interviene in parlamento per dare voce alla situazione che si consuma nei Territori occupati. Nicola Fratoianni, invece, richiama l’intergruppo alla responsabilità di fare di più. Laura Boldrini si dice preoccupata per l’oscuramento di alcuni interventi a favore della Palestina, soprattutto quelli della regina di Giordania Rania Al Abdullah e della regista Sarah Friedland, che ha dedicato a Gaza il premio Leone per il Futuro alla mostra del cinema di Venezia.

A PROPOSITO di blocco dell’informazione, Boldrini ricorda i 170 giornalisti uccisi a Gaza in questi mesi. La voce di chiusura è quella di Tahseen Elayyan, ricercatore della ong palestinese per i diritti umani Al-Haq, che critica l’Occidente: «O ci dite che il diritto internazionale non si applica e spiegate il perché, oppure dite apertamente che voi sostenete il genocidio».

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