Gli aiuti a Gaza sono «una goccia nel mare». La denuncia di Oxfam Italia
Palestina A ottobre 2024 record negativo nell'ingresso di camion umanitari. Ne abbiamo parlato con Paolo Pezzati di Oxfam Italia: «La legge anti-Unrwa è un attacco al sistema umanitario: l'agenzia ne è la spina dorsale. Se crolla, crolla tutta la risposta umanitaria»
Palestina A ottobre 2024 record negativo nell'ingresso di camion umanitari. Ne abbiamo parlato con Paolo Pezzati di Oxfam Italia: «La legge anti-Unrwa è un attacco al sistema umanitario: l'agenzia ne è la spina dorsale. Se crolla, crolla tutta la risposta umanitaria»
A ottobre 2024 si è toccato un nuovo record negativo: mai così pochi aiuti umanitari in ingresso dall’ottobre precedente. E la nuova legge israeliana anti-Unrwa ora rischia di far collassare l’intero sistema umanitario. Ne abbiamo parlato con Paolo Pezzati, responsabile umanitario di Oxfam Italia.
Che significato ha questo attacco a un’agenzia dell’Onu?
L’Unrwa è la principale agenzia umanitaria, non solo un’agenzia delle Nazioni unite. Per numero di operatori, per ambiti coperti, è la spina dorsale del sistema umanitario dentro la Striscia. Se crolla l’attività di Unrwa crolla tutta la risposta umanitaria: le altre organizzazioni, in modo diretto o indiretto, sono collegate alla sua presenza, chi perché collegato alla presenza di magazzini Unrwa, chi per partnership in alcuni ambiti. È un attacco vero e proprio al sistema umanitario. Dal punto di vista legale, la legge andrà verificata nella sua legittimità anche alla luce di quanto detto dalla Corte internazionale di Giustizia internazionale, cioè che Israele deve ritirarsi dai Territori occupati: questa legge potrebbe anche risultare ultra vires, che va aldilà delle proprie competenze. E infine, mia lettura personale, ci vedo anche un attacco allo specifico status del rifugiato palestinese, un attacco al diritto di ritorno dei rifugiati palestinesi e dei loro discendenti.
Quali potrebbero essere le conseguenze per Israele, che è parte delle Nazioni unite?
Esistono misure restrittive, la stessa Carta delle Nazioni unite prevede misure nei confronti degli Stati che continuano a violare il diritto umanitario internazionale. Gli strumenti ci sono, il punto è la volontà politica. Quello che è stato insopportabile in questo anno – in realtà rispetto alla crisi israelo-palestinese lo è da decenni – è che dopo condanne a mezzo stampa non siano mai seguite azioni volte a riportare Israele nell’ambito della legalità. Si possono sospendere gli accordi di associazione Europa-Israele e possono essere messe in campo misure economiche e di collaborazione militare. Oxfam chiede maggiore chiarezza su cosa è partito dall’Itala dall’8 ottobre 2023 verso Israele. Ci viene assicurato che l’analisi caso per caso ha rispettato la legge italiana 185/1990, però noi non abbiamo accesso ad atti, non siamo in grado di verificare.
Cosa può succedere adesso ai funzionari di Unrwa?
Non verranno più rinnovati permessi in ingresso, decadrà lo status diplomatico e una volta scaduti i permessi di lavoro verranno «invitati» ad andarsene. Non ci sarà più personale internazionale che potrà essere presenti nei Territori occupati per lavorare con Unrwa.
Proprio Unrwa riporta che ottobre 2024 è stato il mese in cui sono entrati meno aiuti umanitari a Gaza. Alcune associazioni umanitarie denunciano che da settimane gli aiuti sono bloccati in Egitto. Dobbiamo aspettarci che la situazione si sblocchi?
Vado a memoria dal sito di Ocha (Onu): a ottobre sono entrati una ventina di camion al giorno, ad aprile eravamo sui 128/130. Prima del 7 ottobre 2023 erano 500 i camion che entravano tra aiuti e beni commerciali. Sono passate poche cose, tra cui 10 tir di Oxfam, aspettavano da un mese e mezzo. Il resto sono accordi «gtog», cioè da governo a governo, con un coinvolgimento diretto dei governi che negoziano l’ingresso di aiuti. Food for Gaza (iniziativa del governo italiano, ndr) rientra in questa categoria. Bene, sempre meglio che entrino, ma 50 tonnellate sono una goccia nel mare. Di Food for Gaza noi di Oxfam critichiamo il fatto che la società civile italiana e le ong non sono state coinvolte, quando ci sono organizzazioni già operanti all’interno della Striscia. Si dice che lo si fa per motivi di sicurezza, ma facciamo veramente fatica a comprendere le reali motivazioni.
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