Attacchi con decine di morti a Gaza. Incursioni con vittime in Cisgiordania
Li fermi chi può I razzi di Hezbollah ieri hanno ucciso 7 persone in Israele. Netanyahu ieri ha ripetuto che accetterà la tregua a Gaza e in Libano solo quando lo Stato ebraico avrà raggiunto gli obiettivi
Li fermi chi può I razzi di Hezbollah ieri hanno ucciso 7 persone in Israele. Netanyahu ieri ha ripetuto che accetterà la tregua a Gaza e in Libano solo quando lo Stato ebraico avrà raggiunto gli obiettivi
Il premier Najib Mikati mercoledì aveva parlato di «tregua in Libano entro qualche giorno». Un auspicio più che una realtà, perché gli americani, autori di una proposta di cessate il fuoco di due mesi tra Israele e Hezbollah, hanno già frenato. E ora dubitano che i pesanti bombardamenti israeliani e i combattimenti nel Libano del sud termineranno prima delle presidenziali Usa: in poche parole andranno avanti e a lungo. E lo stesso vale per Gaza, dove l’offensiva israeliana non conosce soste. Hamas ha ribadito che un accordo sarà possibile solo se prevederà la cessazione permanente degli attacchi israeliani e uno scambio di prigionieri. Non sono questi i disegni di Benyamin Netanyahu.
Incontrando ieri a Gerusalemme l’inviato Usa Amos Hochstein e il consigliere del presidente Biden per il Medio oriente Brett McGurk, il premier israeliano ha ripetuto che le offensive militari si interromperanno solo quando lo Stato ebraico «avrà raggiunto i suoi obiettivi di sicurezza». Parlava del Libano, ma le sue parole valgono anche per Gaza e l’Iran. «L’obiettivo supremo» dato alle Forze armate, ha proseguito, «è impedire all’Iran di ottenere un’arma nucleare». Quindi, rivolgendosi agli alleati americani, ha aggiunto qualche ora dopo «La mia politica è semplice. Dico sì quando è possibile, ma dico no quando è necessario…Hamas non controllerà più Gaza e Hezbollah non si insedierà sul nostro confine settentrionale».
La «guerra» resta la sola parola d’ordine in Israele e di conseguenza la questione degli ostaggi a Gaza si sta ridimensionando nel discorso nazionale di fronte ai «sette conflitti», così dice Netanyahu, che esercito e aviazione stanno combattendo. Malgrado il capo di stato maggiore Herzi Halevi si sia affannato a sottolineare ieri che i sequestrati non sono stati dimenticati. Ma se il Libano assomiglia sempre di più a Gaza, con bombardamenti israeliani di eccezionale potenza, con decine di morti, che negli ultimi giorni hanno preso di mira Baalbek nell’est, Tiro nel sud e il Monte Libano, anche Hezbollah alza il tiro. Ieri i razzi del movimento sciita libanese hanno ucciso sette persone in Galilea, tre israeliani e quattro braccianti agricoli thailandesi, il maggior numero di civili uccisi nel nord di Israele in un solo giorno (in totale dall’ottobre 2023 sono 39). Cinque degli uccisi lavoravano in un frutteto vicino alla città di confine di Metula. Gli altri due uccisi sono una donna di 60 anni e un giovane di 20 della città a maggioranza araba di Shefa Amr in Galilea, investiti in pieno dall’esplosione di un razzo mentre raccoglievano olive. Hezbollah ha inoltre preso di mira Kiryat Shmona, Hatzor HaGlilit, Kadman Zvi, Yesod HaMaala e Karmiel dopo il violento bombardamento aereo israeliano della città di Khiam, nel sud del Libano. E afferma di aver «ucciso e ferito» diversi soldati nemici in un agguato a Manara e Maslakh. Da parte israeliana non è giunta una conferma.
Scontri a fuoco sono in corso da mercoledì sera anche nel campo profughi di Nur Shams (Tulkarem), in Cisgiordania. I combattenti del Battaglione Tulkarem del Jihad islamico e delle Brigate di Al Aqsa continuavano ieri sera ad opporsi con armi automatiche al raid israeliano e hanno lanciato un ordigno esplosivo verso un bulldozer militare. Il fuoco dei soldati ha ucciso quattro palestinesi, tre erano armati, il quarto un adolescente. Incursioni dell’esercito sono avvenute anche Salem, Rojib e Beit Furik, Jayyous, Salfit e Beitunia. Nell’inferno di Gaza, ieri i palestinesi uccisi sono stati decine, tra i quali il fotoreporter Amr Abu Odeh. La maggioranza delle vittime è sempre nel nord, dove un attacco ha colpito l’ospedale Kamal Adwan, incendiando forniture mediche e ferendo alcune persone. «Alcuni infermieri hanno subito ustioni a causa dell’esplosione, non sappiamo se causata da una cannonata o da un razzo dal cielo contro il terzo piano dell’ospedale. Per alcune ore abbiamo dovuto sospendere gli interventi chirurgici», ha detto il dottor Eid Sabbah. L’attacco è stato condannato dall’Oms. Per il ventisettesimo giorno consecutivo, le forze israeliane hanno proseguito la loro offensiva nel nord di Gaza. Gli attacchi aerei hanno avuto come obiettivo il campo profughi di Jabaliya e ancora la città di Beit Lahiya. Poi anche il campo di Nuseirat, dove hanno ucciso almeno nove persone. L’artiglieria israeliana ha aperto il fuoco a ridosso di Sheikh Zayed e Tal Al-Zaatar.
Le autorità sanitarie intanto lanciano l’allarme sulla condizione di circa 4mila donne incinte nel nord di Gaza che non riescono ad avere assistenza medica. Sono in aumento i casi di giovani donne che muoiono durante o dopo il parto e di altre che partoriscono senza cure.
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