Beit Lahiya è senza cibo e acqua. Hamas: «tregua solo con ritiro Israele»
Striscia di sangue A Gaza altri 30 morti. Oggi alti funzionari Usa in Israele per discutere del cessate il fuoco nella Striscia e in Libano
Striscia di sangue A Gaza altri 30 morti. Oggi alti funzionari Usa in Israele per discutere del cessate il fuoco nella Striscia e in Libano
Esponenti di primo piano dell’Amministrazione Biden terranno colloqui in Medio Oriente nei prossimi giorni sul cessate il fuoco a Gaza e in Libano. Il capo della Cia Bill Burns oggi arriva al Cairo dove incontrerà il direttore dell’intelligence egiziana sulla questione degli ostaggi a Gaza. Sul tavolo c’è una pausa dell’offensiva israeliana nella Striscia di circa un mese in cambio della liberazione da parte di Hamas di una decina di ostaggi israeliani (donne e anziani) che prevederà anche la scarcerazione di decine di prigionieri politici palestinesi. Il movimento islamista ripete che la guerra deve cessare completamente e che l’esercito israeliano deve abbandonare Gaza. Gli americani propongono anche due mesi di tregua in Libano da rendere definitiva attraverso negoziati sulla applicazione della risoluzione 1701 dell’Onu. Per discuterne con il governo Netanyahu, oggi giungeranno in Israele gli inviati Usa Brett McGurk e Amos Hochstein.
L’Amministrazione Biden in apparenza moltiplica i tentativi per chiudere accordi di tregua sui vari fronti di guerra in cui è impegnato Benyamin Netanyahu. Tentativi a dir poco velleitari. La Casa Bianca non è in grado neppure di fermare la feroce distruzione di Beit Lahiya, la città del nord di Gaza che Israele martella notte e giorno, così come aveva fatto fino a qualche giorno fa sul campo profughi di Jabaliya. Il comune di Beit Lahiya ieri ha avvertito che gli abitanti – quelli che non sono scappati o non hanno potuto farlo – sono precipitati in una «gigantesca catastrofe umanitaria» a causa dell’assedio israeliano. La città, spiega, è senza cibo, acqua, ambulanze, protezione civile, medici, servizi igienico-sanitari. Rimanere feriti, anche non gravemente, o ammalarsi, può significare la morte. «Un ferito, a causa dei bombardamenti che ostacolano i soccorsi, giace a terra senza alcun aiuto mentre i corpi degli uccisi restano abbandonati talvolta per giorni, fino a quando qualcuno riesce a metterli su un carro trainato da muli», afferma il dottor Eid Sabbah dell’ospedale Kamal Adwan di Beit Lahiya.
Otto dei 30 palestinesi uccisi ieri sono stati colpiti in un attacco a Salatin, un’area di Beit Lahiya vicina al palazzo Abu Nasr dove nella notte tra lunedì e martedì erano stati uccisi oltre 100 civili, tra cui almeno 25 minori. Un attacco israeliano che anche Washington ha definito «terrificante». Il portavoce militare si è giustificato affermando che l’attacco aereo non aveva lo scopo di distruggere il palazzo, ma era diretto contro un presunto «osservatore» di Hamas sul tetto dell’edificio. Non ha spiegato perché, per colpire una sola persona, l’aviazione abbia usato una bomba ad alto potenziale che ha polverizzato l’intero palazzo massacrando tante persone innocenti. Ieri 23 palestinesi sono stati uccisi nella parte settentrionale della Striscia, altri morti si sono avuti a Khan Yunis e altre zone del sud.
L’offensiva israeliana al nord di Gaza, le leggi anti-Unrwa (Onu) approvate dalla Knesset e il blocco della maggior parte delle consegne private di cibo, ha ridotto drasticamente gli aiuti e le scorte alimentari, portandole al minimo dall’inizio della guerra. Israele punta l’indice contro le Nazioni unite, ma proprio le sue statistiche, esaminate ieri dall’agenzia Reuters, mostrano che le spedizioni di aiuti autorizzate per Gaza questo mese sono ai livelli più bassi dall’ottobre 2023. E il boicottaggio israeliano dell’agenzia umanitaria Unrwa aggravare la condizione dei civili di Gaza, costretti a continui sfollamenti. Da giorni Dalia al Kharawat, madre di cinque figli scappata da Jabaliya, dorme all’aperto a Gaza city nel parcheggio di un edificio distrutto con i suoi figli. «Quando abbiamo bisogno di dormire, veniamo qui e ci stendiamo tra le macerie, sulla sabbia e i vetri rotti. Non c’è più posto nei rifugi e nelle scuole», ha detto a un giornalista di Gaza.
I rifornimenti americani di bombe, missili e munizioni restano fondamentali per la continuazione delle guerre di Benyamin Netanyahu. E, malgrado gli avvertimenti, solo parole, della Casa Bianca, i raid aerei colpiscono anche i civili palestinesi. Il Washington Post rivelava ieri che l’Amministrazione Biden ha ricevuto circa 500 segnalazioni sull’uso da parte di Israele di armi e munizioni Usa per attacchi che hanno causato danni gravi agli abitanti di Gaza. Segnalazioni che non hanno spinto le autorità americane ad indagare. «Stanno ignorando le prove di danni e atrocità per continuare i trasferimenti di armi al governo Netanyahu», ha denunciato l’attivista John Ramming Chappell».
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