Anche chi nutre centinaia di dubbi sull’intelligenza dell’intelligenza artificiale deve ammettere che nei duelli tra umani e macchine la nostra specie non sempre è uscita vincente. Risale al paleolitico 11 maggio 1997 lo scontro in cui il computer della Ibm Deep Blue, dopo una precedente sconfitta, riuscì a battere Garry Kasparov, allora campione del mondo negli scacchi. E più di recente, nel 2016, AlphaGo, il programma elaborato da Google DeepMind per il gioco del Go, sconfisse con un piuttosto umiliante 4 a 1 Lee Se-dol, professionista sudcoreano considerato fra i migliori a livello globale.

Tutto questo per dire che ci vuole un certo coraggio ad affrontare un’entità che, per quanto priva di vita propria, è dotata di una memoria sconfinata e di una capacità davvero «disumana» di elaborare e ricombinare miliardi di dati in un batter d’occhio. Ma per fortuna c’è qualcuno che questo coraggio lo ha avuto e che ha dimostrato come, sia pur con mille difetti, noialtre scimmie nude abbiamo ancora qualche risorsa da spendere.

L’audace si chiama Patricio Pron e, per chi non lo conoscesse, è uno dei più importanti autori di lingua spagnola: argentino trapiantato da tempo a Madrid, il quarantottenne Pron ha al suo attivo diversi romanzi notevoli tra i quali Lo spirito dei miei padri si innalza nella pioggia (Guanda, 2013), Non spargere lacrime per chiunque viva in queste strade (gran vía, 2019) e il più recente Domani avremo altri nomi (Sur, 2019), oltre a una cospicua quantità di racconti e di saggi – insomma, decisamente non l’ultimo arrivato. E tuttavia, dopo avere accettato con entusiasmo la sfida di battersi in un duello letterario con il modello linguistico attualmente più avanzato, ChatGpt4-Turbo, lo scrittore ha cominciato ad avvertire un certo nervosismo.

«Ho sentito un po’ di pressione, non tanto per il peso di rappresentare il genere umano, quanto per il timore di scoprire che non ero bravo quanto la macchina. Cosa ne sarebbe stato dei miei libri se fosse venuto fuori che non ero neppure riuscito a battere un ‘pappagallo stocastico’ capace solo di ripetere le sciocchezze che gli vengono dette?», ha confessato Pron a Jordi Pérez Colomé del quotidiano El País, che lo ha intervistato all’indomani dell’incontro.

Per fortuna, però, «i risultati a suo favore sono stati schiaccianti» (o, per dirla in spagnolo, apabullantes), e sì che la prova era tutt’altro che facile, e studiata in modo da far partire i due contendenti alla pari: ognuno dei due, infatti, doveva inventare trenta titoli di film, e poi scrivere per ogni titolo un testo di circa seicento parole, grossomodo un paio di cartelle.  La giuria, composta da sei critici e accademici, non ha avuto esitazioni: Pron – scrive Pérez Colomé – «ha vinto in tutte le categorie, soprattutto per la creatività e la voce, ma anche per lo stile originale e coinvolgente».

Del resto, basta confrontare alcuni titoli dello scrittore in carne e ossa con quelli della cosiddetta intelligenza artificiale per rendersi conto della differenza. Pron: «Dopo tutto quello che ho quasi fatto per te», «Malattia mentale tre giorni a settimana», «Scegli una lettera qualsiasi. No, non quella, un’altra». ChatGpt4-Turbo: «Frammenti di un giorno invisibile», «La melodia dimenticata», «L’ultimo volo della farfalla».

 «In realtà, si tratta di titoli che non suonano male, sono gli stessi che trovi quando vai nella sezione bestseller di El Corte Inglés», ha commentato, perfido,

uno degli autori dell’esperimento, Julio Gonzalo, docente della Universidad Nacional de Educación a Distancia: osservazione molto pertinente che rivela, casomai non ce ne fossimo accorti, quanto i robot ci assomiglino, e noi a loro.