Non volevamo credere a quel che temevamo, una guerra d’invasione in un paese sovrano dell’est europeo. Questa volta non sono i carri armati dell’Unione sovietica che invadono la Cecoslovacchia, sono i carri armati e i missili di Putin che occupano e bombardano l’Ucraina per rovesciarne il legittimo governo e per sostituirlo con un regime controllato da Mosca.

Ridisegnando così il confine di una nuova guerra fredda che l’invasione alimenta, rafforzando proprio la Nato sulla frontiera est dell’Europa. In un’escalation che dal 2014 (seguita dai disattesi accordi di Minsk) tutti hanno finto di non vedere.

Naturalmente il disegno di Putin, in un paese che nel 1991 ha scelto al 90 per cento l’indipendenza dalla Russia, mette nel conto un bagno di sangue e milioni di cittadini ucraini in fuga. Ma, oltre i ragionamenti, le analisi economiche e geopolitiche, dobbiamo fermarci un momento a riflettere sul fatto che questa è una guerra organizzata, studiata e voluta da un uomo solo al comando. Che non conosce opposizione interna perché nel suo paese gli oppositori rischiano la vita. Una guerra agita da un nemico delle democrazie, derise come incapaci di soddisfare i bisogni del popolo, e per questo diventato il beniamino degli autocrati di tutto il mondo: Trump in testa che considera Putin un genio.

Un uomo che mentre denuncia di voler denazificare l’Ucraina, descrivendola come un regime di fascisti, nazisti e oligarchi, sembra in realtà preda di un transfert assoluto perché, fascisti, nazisti e oligarchi (presenti e forti a Kiev) sono fratelli gemelli dei suoi compagni di banco oggi al potere in Russia.

Non c’è salvezza da questa guerra se non nella pace. Che non è una paradisiaca condizione originaria ma qualcosa che cerchiamo di immaginare, un ideale. L’unico ideale per cui vale la pena di spendersi, di lottare, di credere. E quella forza che l’Europa non ha, né militarmente, né politicamente perché divisa tra cinismo e impotenza, può trovarla solo nelle sue opinioni pubbliche se saranno in grado di suscitare un’onda pacifista contro una guerra capace solo di nutrire se stessa.