«La prima esplosione che trascina Kiev in guerra scuote il silenzio delle cinque. Un tonfo sordo, lontano. Che precede i latrati cupi delle antiaeree, fa scattare gli allarmi delle auto, fa vibrare i WhatsApp nelle case di chi non è scappato. “Ci siamo!”, scrive un amico di Leopoli. “È arrivato zio Vladi!”. Dai bocchettoni dell’aria riscaldata, nel nostro albergo da giornalisti, diffondono a rullo una voce meccanica e registrata solo in inglese: “Attenzione, raggiungere il punto più vicino di raccolta! Attenzione…”». NON UN SAGGIO, ma un reportage che indaga «nell’adesso e nel prima»; non uno scritto «di parte», ma un...