Ieri Greenpeace e Kyoto Club hanno bocciato, in audizione alla Camera, la proposta della Lega di riformare la legge nazionale per l’individuazione dell’area destinata alla realizzazione del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi a bassa e media intensità. Il testo riformato permetterebbe infatti ai Comuni italiani di autocandidarsi a ospitare il deposito, che oggi può essere realizzato solo nei territori indicati nella Carta dei siti idonei (Cnapi) preparata dalla Sogin.

«Qualsiasi riduzione dei criteri di sicurezza credo che non sia una cosa utile, e rischia di farci perdere ulteriormente tempo» ha detto il direttore esecutivo di Greenpeace, Giuseppe Onufrio, di fronte alla Commissione Ambiente. «Il rischio che noi vediamo è quello che abbiamo visto vent’anni fa a Scanzano Jonico» ha aggiunto Onufrio, ricordando quanto successo in Basilicata nel novembre 2003: «l’autocandidatura di una amministrazione locale che pensava di poter trasformare un sito di salgemma in deposito unico di profondità. La popolazione si ribellò, 200mila persone scesero in piazza». E il deposito nazionale non si fece più.

Anche secondo il direttore di Kyoto Club, Sergio Andreis «l’approvazione della proposta di legge in discussione ci sembra controproducente rispetto all’urgenza di realizzare il deposito» per procedere e smantellare le vecchie centrali chiuse dal 1987.