Scontri al Brennero, condanne annullate
7 maggio 2016 La Cassazione cancella la sentenza d'Appello. Alcuni reati prescritti, altre pene da ricalcolare. Soddisfazione delle difese. L'avvocato Claudio Novaro: «Bocciate le principali criticità della decisione di secondo grado: l’estensione del concorso e il rigetto delle misure alternative». Il corteo si era opposto al muro anti-migranti che l'Austria voleva costruire ed era finito in scontri con la polizia
7 maggio 2016 La Cassazione cancella la sentenza d'Appello. Alcuni reati prescritti, altre pene da ricalcolare. Soddisfazione delle difese. L'avvocato Claudio Novaro: «Bocciate le principali criticità della decisione di secondo grado: l’estensione del concorso e il rigetto delle misure alternative». Il corteo si era opposto al muro anti-migranti che l'Austria voleva costruire ed era finito in scontri con la polizia
La Cassazione ha annullato le durissime condanne che la Corte d’appello di Bolzano aveva comminato per gli scontri al Brennero del 7 maggio 2016, in occasione di un corteo contro la costruzione del muro anti-migranti tra Italia e Austria.
In origine gli imputati nel processo erano 63, in secondo grado avevano ricevuto complessivamente 129 anni di carcere, con pene comprese tra cinque mesi e cinque anni (in primo il totale era arrivato addirittura a 160). La sentenza del massimo tribunale, inizialmente attesa per il 5 marzo ma poi rinviata di due giorni, è arrivata ieri.
LA CASSAZIONE non ha dichiarato inammissibile nessuno dei 46 ricorsi che sono stati presentati, così in molti casi è scattata la prescrizione relativamente ai reati di danneggiamento, lesioni aggravate, interruzione di pubblico servizio e violenza privata. Alcune delle persone condannate per resistenza e lesioni sono invece state assolte. L’annullamento della sentenza dovrebbe essere con rinvio, in questo caso il giudizio potrebbe finire davanti alla Corte d’appello di Trento.
«Con le dovute cautele, perché il dispositivo non è ancora stato depositato sul sito della Cassazione e la motivazione arriverà tra qualche mese, si può dire che due tra le principali criticità della decisione della Corte d’appello di Bolzano erano costituite da un utilizzo giuridicamente incongruo dell’istituto del concorso di persone nel reato e dal rigetto di tutte le misure sostitutive recentemente introdotte dalla riforma Cartabia e richieste da alcuni imputati», afferma Claudio Novaro, uno degli avvocati che difendono i manifestanti.
Rispetto al primo profilo, continua il legale, il concorso «veniva dilatato nella sentenza d’appello in termini tali da ricomprendere anche le ipotesi di mera presenza sul luogo degli scontri di alcuni manifestanti, senza che agli stessi si potesse attribuire alcun contributo causale agli atti di resistenza».
Per quanto riguarda il secondo aspetto, quello relativo alle misure alternative rese possibili dalla recente riforma approvata durante il governo Draghi, le richieste degli imputati erano state respinte in blocco, con motivazioni generiche e senza considerare le singole posizioni. In molti casi erano stati richiesti i lavori di pubblica utilità. In ogni caso, è su questi due punti che la Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’appello.
I FATTI risalgono ormai a otto fa. La manifestazione finita alla sbarra fu la terza e la più dura tra quelle che si tennero in poche settimane davanti a quel passaggio di frontiera che durante il grande esodo dalla guerra in Siria tanti cittadini stranieri provavano ad attraversare per proseguire il loro viaggio verso l’Europa del nord. Il governo austriaco aveva annunciato poco tempo prima la volontà di costruire un muro per fermarli. La barriera sarebbe dovuta essere alta quattro metri e lunga alcune centinaia. Furono anche piazzati dei pali per dare il via ai lavori. Poi non se ne fece più nulla.
Le accuse contro i manifestanti del 7 maggio, invece, sono rimaste in piedi. Il corteo, organizzato da movimenti antagonisti e anarchici, si era scontrato ripetutamente con la polizia, prendendosela anche con qualche giornalista e occupando i binari del treno e l’autostrada.
Sei manifestanti erano stati arrestati in flagranza e condannati a sette anni di prigione. In un altro filone processuale, per reati minori, erano stati condannati a pene di alcuni mesi 23 manifestanti (per altri 36 era scattata la prescrizione). Oggi saranno più chiari i dettagli delle pene relative a quest’ultimo troncone.
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