Sciopero per il clima, in piazza la rabbia dei Fridays for future
Clima Da Torino a Napoli le proteste dei giovani in oltre 50 città: basta emissioni e grandi opere. Gli slogan: «Il tempo è scaduto, è ora di agire»; «Contro la guerra e il capitale c’è un pianeta da salvare». E a Firenze gridano: «Meno fascisti più ambientalisti»
Clima Da Torino a Napoli le proteste dei giovani in oltre 50 città: basta emissioni e grandi opere. Gli slogan: «Il tempo è scaduto, è ora di agire»; «Contro la guerra e il capitale c’è un pianeta da salvare». E a Firenze gridano: «Meno fascisti più ambientalisti»
I Una mobilitazione collettiva per la giustizia climatica e per tante lotte specifiche sui territori, siano quelle sull’emergenza idrica o quelle contro i nuovi rigassificatori. In questa sollevazione, che è una corsa contro il tempo, i temi si intrecciano e si saldano, richiamando una prospettiva intersezionale. «Contro guerra e capitale c’è un pianeta da salvare», recita uno dei tanti cartelli nelle piazze italiane che hanno partecipato all’undicesimo Sciopero globale per il clima, il Global climate strike, svoltosi in tutto il mondo.
Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Bari, Genova, Verona e tante altre realtà (più di 50 città), ieri, hanno formato una marea verde di gioia e di rabbia. «La nostra rabbia è energia rinnovabile», riporta, infatti, lo striscione dei Fridays For Future. Nel mirino le grandi compagnie del fossile, Eni compresa. «Hanno innalzato alle stelle i loro ricavi a causa della guerra e del rincaro dei prezzi». Profitti che invece dovrebbero essere investiti «nei servizi delle città, nelle Cers (Comunità energetiche rinnovabili e solidali) e nei trasporti rinnovabili, sostenibili e capillari». La stessa radicalità che si legge in un post social di Greta Thunberg, da cui tutto partì: «Dal voto alla disobbedienza civile, chiediamo a tutti quanti di organizzarsi e di agire contro il capitalismo fossile, con gli strumenti adatti a ciascuno. Per la giustizia climatica abbiamo bisogno di spezzare oggi l’influenza delle società dei combustibili fossili, delle banche e delle assicurazioni, o domani sarà troppo tardi».
Nei cortei, tantissimi giovani e giovanissimi e, oltre ai Fridays, molti collettivi studenteschi, le femministe di Non una di meno, i lavoratori della fabbrica Gkn, pezzi di sinistra, gli attivisti di Extinction Rebellion e di Legambiente e molti altri. Sollecitano governi e istituzioni a ripensare lo «status quo» e a fare quel passo da troppo tempo disatteso: «È arrivata l’ora di agire».
A Torino, il serpentone è stato aperto dallo striscione dei Fridays «Crisi dopo crisi, un altro mondo è possibile», un riferimento implicito a quel movimento – i no global – che già più 20 anni fa aveva lanciato l’allarme sui rischi che la Terra stava correndo. I manifestanti hanno lasciato pesci morti davanti al Palazzo della Regione in piazza Castello, a dimostrazione di quel che resterà dei nostri fiumi, come protesta «contro l’inerzia delle istituzioni nell’affrontare la crisi idrica», che vede nel Piemonte la regione maggiormente colpita. Alcune attiviste di Extiction Rebellion hanno colorato di rosso l’acqua della fontana di Piazza Solferino con polvere di barbabietola «a denunciare le responsabilità politiche dello stato di grave siccità in cui ci troviamo». Greenpeace ha inscenato un funerale simbolico di To-Bike, il servizio pubblico di bike sharing chiuso lo scorso 12 febbraio dopo 13 anni. In via Pietro Micca, è stato esposto uno striscione contro il 41 bis in solidarietà ad Alfredo Cospito
Nella Milano «tempio del greenwashing» gli studenti, che hanno inaugurato il corteo con la scritta «Tomorrow is too late», hanno simbolicamente assaltato Palazzo Pirelli, sede del Consiglio regionale, esibendo, poi, lo striscione «Il trasporto pubblico è ad un binario morto», mentre le forze dell’ordine in tenuta antisommossa si schieravano davanti alla cancellata. A Bologna, tanti cartelli contro il progetto autostradale del Passante e contro il rigassificatore previsto al largo di Ravenna: «La giustizia climatica non è compatibile con le grandi opere». Molti giovani a Firenze, ma anche – e non è una novità – gli operai della Gkn. Tra i cartelli, sicuramente d’attualità dopo i fatti fuori dal liceo Michelangiolo: «Meno fascisti, più ambientalisti».
A Roma, il corteo è stato aperto da una riproduzione del cane a sei zampe dell’Eni su blocchetti di banconote di grosso taglio. Gli attivisti hanno reclamato misure urgenti per contrastare siccità e desertificazione e hanno chiesto di tassare gli extra-profitti delle multinazionali che si arricchiscono con il conflitto in Ucraina: «Devono essere investiti nelle rinnovabili». In piazza anche parlamentari dell’Alleanza Verdi-Sinistra (per Angelo Bonelli «l’inazione climatica del governo Meloni è irresponsabile»).
Migliaia di studenti e attivisti in strada anche a Napoli. Dopo un corteo, l’occupazione simbolica dell’Università Federico II, dove i manifestanti hanno riaperto l’ex caffetteria della sede centrale dell’ateneo: «Nasce oggi il laboratorio ecologista autogestito ClimaX, un nuovo spazio dove rimettere al centro noi stessi e la battaglia contro la crisi climatica». E hanno aggiunto: «Dopo l’ennesimo suicidio legato alla pressione figlia del mondo accademico, pretendiamo spazi di cura per noi stessi, per la nostra generazione vessata da un sistema che ci impone competitività e performatività».
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