A caccia di petrolio e gas nel regno di Mohammed Bin Salman, nonostante il suo governo abbia fermamente condannato l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi.

Olaf Scholz, da ieri in visita ufficiale di tre giorni in Arabia Saudita, Emirati Arabi e Qatar, prova a tenersi in equilibrio a cominciare dalle dichiarazioni soppesate con il bilancino diplomatico. «Al centro del mio viaggio c’è l’impegno della Germania per un ordine internazionale basato sulle regole e l’espansione della cooperazione economica» riassume il cancelliere all’arrivo a Gedda. Il rispetto dei diritti umani, come gli chiedevano Verdi e Fdp? «Abbiamo discusso di tutti gli aspetti che ruotano intorno alla questione. Non è stato lasciato in sospeso nulla che doveva essere detto» taglia corto il cancelliere accolto dal principe ereditario con una calorosa stretta di mano.

Un altro passo verso la normalizzazione dei rapporti con il regime wahabita. La visita di Scholz segue lo sdoganamento di bin Salman già avviato da Marcon, Johnson e Biden. L’obiettivo della Germania è «un solido rapporto di lavoro» con l’Arabia saudita, spiegano a Berlino, ma Reporter senza Frontiere chiede a Scholz di porre la pre-condizione della libertà di stampa: «Il cancelliere dica agli emiri di smettere di calpestare i media che sono un pilastro dello stato di diritto». E anche Amnesty International prende posizione: «Pure considerando i vincoli geopolitici e di politica energetica il cancelliere non deve tacere sulle violazioni dei diritti umani dell’Arabia Saudita».