Scholz a Pechino per la pace e gli affari tedeschi
La controversa visita Il viaggio cinese è stato molto criticato, negli Usa e in Europa, ma anche a Berlino. Il cancelliere ha chiesto a Xi Jinping di fare pressioni sulla Russia per mettere fine all’aggressione in Ucraina
La controversa visita Il viaggio cinese è stato molto criticato, negli Usa e in Europa, ma anche a Berlino. Il cancelliere ha chiesto a Xi Jinping di fare pressioni sulla Russia per mettere fine all’aggressione in Ucraina
Olaf Scholz ha indossato ieri in Cina gli abiti del diplomatico, cercando di distogliere i riflettori di Usa e Ue (e anche di politici a Berlino) dalla delegazione di grandi industriali tedeschi – Volkswagen, Basf, Siemens ecc. – che hanno accompagnato il cancelliere nel controverso incontro a Pechino con il leader Xi Jinping e il primo ministro Li Keqiang.
Facendo eco al comunicato emesso ieri dal G7, di cui la Germania ha la presidenza, Scholz ha assicurato di aver chiesto con insistenza a Pechino di fare «immediatamente» pressioni sulla Russia per mettere fine all’aggressione in Ucraina, «la Cina, come membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu, ha responsabilità per la pace nel mondo». Il cancelliere ha evocato la situazione di Taiwan («qualunque cambiamento dello statu quo a Taiwan può aver luogo solo con un mutuo accordo e pacificamente»), fatto riferimento alla repressione degli uiguri e più in generale della questione dei diritti umani. Un aggiustamento della prospettiva tedesca in grande velocità, mentre Scholz era partito per incontrare Xi Jinping, il primo occidentale dopo la crisi del Covid e a qualche giorno dalla riconferma del leader cinese per un terzo mandato, con l’intenzione dichiarata di «sviluppare di più» la cooperazione economica, malgrado «punti di vista differenti».
La Cina ha ribaltato la domanda, chiedendo a Germania e Ue di «facilitare i negoziati» tra Russia e Ucraina, e ha ammonito: «Le guerre nucleari non devono essere combattute», mentre ha seccamente respinto le critiche sui diritti umani: «La parte cinese si oppone a qualsiasi interferenza nei nostri affari interni e a ogni denigramento con la scusa di discussioni sui diritti umani».
Il viaggio cinese di Scholz è stato molto criticato, negli Usa ma anche in Europa, Francia in testa. Emmanuel Macron avrebbe preferito una visita a due, coordinata, ma Scholz ha dato la priorità all’economia, sul modello Merkel (12 viaggi in Cina in 16 anni di potere a Berlino), da cui ora persino la Cdu ha preso le distanze, criticando «un’azione solitaria» del cancelliere social-democratico. In Germania ha sollevato polemica la vendita alla cinese Cosco di un terminal del porto di Amburgo, dove Scholz è stato a lungo sindaco. La ministra degli Esteri, Annalena Baerbock, non ha accompagnato Scholz a Pechino e ha affermato che è necessario «non più dipendere da un paese che non condivide i nostri valori».
La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha affermato di recente che «abbiamo imparato la lezione per quanto riguarda la dipendenza europea e la difficoltà ad uscirne». Scholz ha ammesso che «oggi la Cina non è più la stessa di 5-10 anni fa, se la Cina cambia anche le nostre relazioni con la Cina devono cambiare».
Ma la strada è difficile, i legami sono enormi. All’ultimo Consiglio europeo i 27 hanno discusso per più di 3 ore sulla Cina, ad un tempo partner commerciale, concorrente tecnologico e rivale sistemico (sui valori). I Baltici, scottati dalle ritorsioni contro la Lituania a causa di Taiwan, chiedono fermezza, Germania (e Ungheria) sono preoccupate dai legami commerciali, la Francia è a metà strada (Macron parla di «autonomia strategica» europea rispetto alla Cina, da raggiungere per materie prime, semi-conduttori, sanità…).
Un prossimo vertice Ue-Cina è per ora lontano, mentre Bruxelles ha già varato norme per controllare gli investimenti cinesi e strumenti “anti-coercizione” per rispondere a tensioni come è successo con la Lituania. Scholz ha messo in guardia i cinesi: «È importante essere chiari, misure economiche contro singoli stati membri sono dirette contro tutto il mercato interno Ue».
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