Schlein: sì al pluralismo, ma il Pd non sia una Babele
Elly Schlein – Ansa
Politica

Schlein: sì al pluralismo, ma il Pd non sia una Babele

Tormenti dem Lunedì la direzione, toni più concilianti dalla minoranza interna. Sulla guerra: «Sostegno alla missione di pace di Zuppi, ma la politica non può stare a guardare». La replica a Meloni: non si preoccupi di noi ma del paese e non lo porti a sbattere
Pubblicato più di un anno faEdizione del 10 giugno 2023

«Sì al pluralismo, ma il Pd non deve più diventare una torre di Babele». Elly Schlein si prepara alla direzione Pd di lunedì con animo relativamente sereno. Ieri durante la lunga riunione della segreteria (cinque ore di discussione) ha fatto capire che è ora di mettersi alle spalle le polemiche di questi giorni, e di «rilanciare la nostra iniziativa politica per rimettere al centro i bisogni delle persone».

Lavoro e temi sociali saranno il cuore dell’azione dei dem, capillare, sui territori «accanto ai sindacati e ad altre associazioni». Non si escludono anche raccolte firme per disegni di legge di iniziativa popolare su temi come il salario minimo e, in generale, contro la precarietà sul lavoro, ulteriormente aumentata dal decreto varato dal governo il 1 maggio.

Gli esponenti della minoranza in segreteria, da Alessandro Alfieri a Debora Serracchiani, a quanto si apprende hanno avuto un atteggiamento più che collaborativo, lasciando presagire che il 12 giugno in direzione non ci sarà nessuna resa dei conti. E del resto Bonaccini è pienamente consapevole che non è opportuno, anzi sarebbe autolesionista, «fare la guerra a Schlein».

Lei ieri non ha ignorato il nodo più aggrovigliato, quello della guerra, e le polemiche che si sono riaperte in questi giorni dopo l’elezione del pacifista cattolico Paolo Ciani a vice capogruppo alla Camera. Alla segreteria, Schlein ha spiegato che il sostegno all’Ucraina non significa non dover spingere «per un ruolo più attivo dell’Ue per una soluzione diplomatica». E dalla piazza di Bologna, ospite di Repubblica delle idee, ha lodato l’azione della Chiesa e la missione di pace del cardinale Matteo Zuppi che «seguiamo con grande speranza».

Ma la politica non può solo «restare alla finestra» e applaudire le iniziative della chiesa, «deve fare la sua parte», il suo ragionamento, in cui ha ricordato che il sostegno militare a Kiev non basta se si vuole arrivare ad un cessate il fuoco. «Serve un ruolo più attivo dell’Europa per una soluzione diplomatica».

Una posizione misurata, che Schlein ribadirà in direzione, e che potrebbe non piacere ai falchi filo atlantisti del Pd, da Guerini e Picierno, i primi a contestare la nomina di Ciani, timorosi di una svolta pacifista del partito. Un timore cui ieri ha risposto anche Andrea Orlando che, in un’intervista, ha difeso Ciani: «Se qualcuno ha pensato che si sarebbe trasformato in Stoltenberg, sbagliava. Le sue posizioni erano note e rimuoverle non sarebbe conveniente. Non solo non deve scandalizzare quella tesi, ma ci dovrebbe essere interesse ad avere interlocuzioni con chi nutre dubbi anche nel nostro popolo. Queste posizioni non possono essere gestite con scomuniche».

La segretaria però non intende fare della guerra il cuore dell’agenda del Pd. Ma concentrarsi sui temi sociali, dalla sanità al salario minimo, dall’abolizione degli stage gratuiti alla casa all’autonomia differenziata, fino ai rischi per il Pnrr. Su questo ha ricevuto un mandato pieno dalla segreteria, compresi gli esponenti della minoranza.

A Meloni, che aveva ironizzato su un Pd che «continua nella linea che lo ha portato a sbattere», replica: «La premier si preoccupi del paese, prima che ci porti a sbattere. Noi siamo preoccupati dei salari troppo bassi e i tagli alla sanità, perché lei governa da otto mesi e non spende i miliardi del Pnrr, aumenta la precarietà e smantella i diritti». Sul tema del Pnrr, in particolare, la leader Pd intende chiamare a raccolta le altre opposizioni.

Sullo sfondo ci sono le preoccupazioni delle minoranze che punterebbero (secondo il Corriere) a convincere Paolo Gentiloni ad assumere il ruolo di presidente del Pd, se Bonaccini dovesse volare a Bruxelles come europarlamentare. Si tratta solo di voci e di auspici, che mostrano però quanto alto sia il timore di smarrire una chiara collocazione «riformista». Dove per riformista si intende fedeltà alle scelte del Pd pre- Schlein, dall’Ucraina ai temi economici. In questo scenario, Gentiloni svolgerebbe il ruolo di commissario di Schlein. Da Vincenzo De Luca un altro siluro al Nazareno: «All’opposizione ci sono forze politiche che si presentano come una via di mezzo tra Lotta Continua e lo Zecchino d’Oro», il chiaro riferimento al Pd.

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