Meloni, Salvini e Tajani sbarcano oggi in Sardegna per chiudere la campagna elettorale del candidato presidente della Regione Paolo Truzzu, l’attuale sindaco di Cagliari imposto dalla premier al leader della Lega. Mentre la candidata dei giallorossi, la 5S Alessandra Todde, rivendica la scelta di chiudere, venerdì, senza il comizio unitario dei leader nazionali: «Noi rispondiamo ai sardi e alla Sardegna», ribadisce.

La segretaria del Pd Schlein, ieri sull’isola con Bersani, si mostra ottimista: «Questi sono giorni decisivi, ho sentito cambiare il clima. Si comincia a dire che ce la possiamo fare, cominciano ad avere paura e fanno bene». E pur spiegando di non aver «mai fatto appelli al voto utile», sottolinea che la candidatura di Renato Soru «rischia di essere un favore alla destra». Dal canto suo Soru annuncia che la sua Coalizione sarda ha depositato un esposto al Corecom e all’Autorità delle comunicazioni perché «le iniziative e le proposte della Coalizione e del suo candidato presidente sono scomparse dalle pagine dei giornali e dai servizi delle tv sarde».

Ma ieri a riscaldare la campagna elettorale è stata soprattutto l’uscita di un messaggio vocale di Pietro Pinna, candidato con la lista Dc con Rotondi in Gallura a sostegno di Truzzu, e che lo stesso candidato presidente ha definito «imbarazzante e sgradevole».

Nel vocale Pinna racconta al suo interlocutore la sua strategia per vincere: sei donne vestite in minigonna, pantaloni in pelle e scollate che lo accompagnerebbero agli incontri elettorali. «Uno schifo e una vergogna assoluta», ha commentato Todde. E per le candidate nelle liste della Coalizione sarda si tratta dell’«ennesimo, deplorevole esempio di un modo di fare politica che pensavamo morto e sepolto e che invece periodicamente torna e sfrutta il corpo delle donne per far leva sul maschilismo patriarcale».