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Schlein con Bersani in Abruzzo: «Qui si fa l’alternativa a Meloni»

Schlein con Bersani in Abruzzo: «Qui si fa l’alternativa a Meloni»Pier Luigi Bersani e Elly Schlein sul palco di Sulmona foto di Andrea Carugati

Region di Stato Bis della Sardegna, comizio a tre col candidato governatore. L’ex leader: «Da destra tante promesse e nessun rendiconto...»

Pubblicato 7 mesi faEdizione del 7 marzo 2024
Andrea Carugatiinviato a SULMONA

Squadra che vince non si cambia, e così anche in Abruzzo. Dopo la Sardegna, il Pd replica lo schema a tre punte: una piazza con Pierluigi Bersani, Elly Schlein e il candidato governatore, in questo caso Luciano D’Amico.
Piazza affettuosa, nonostante la pioggia, quella di Sulmona, città di antiche tradizioni socialiste ma anche cuore della crisi economica e sociale della regione: terra da cui tanti giovani se ne vanno, e di questo l’ex rettore ora aspirante governatore si fa un cruccio, quasi il cuore della sua campagna: «Dobbiamo creare condizioni di lavoro e di servizi che consentano ai nostri ragazzi di restare, o di tornare dopo aver studiato».

BERSANI È IL PRIMO a parlare, l’accoglienza è molto calda, lui si definisce un «riservista dell’alternativa», sempre più a suo agio nei panni di padre nobile del centrosinistra che «non guida il carro ma lo spinge». Non lesina in metafore per spiegare il senso di questo campo larghissimo, dai 5 stelle a Renzi: «I partiti sono gli affluenti, ma il fiume è l’alternativa a questa destra. Va bene che ci siano tutti: man mano che godono imparano a stare insieme, l’appetito viene mangiando…». La gente sorride, lui racconta l’esperienza da presidente di regione, «devi stare al servizio del tuo territorio, non al comando».

Sulla destra non cambia parere: «Hanno la coda lunga, sono pieni di revanscismo, vogliono prendersi tutto e piazzare parenti e amici in ogni buco. E col fascismo hanno ancora un certo sentimento…». E tuttavia hanno un problema: «Vedo carovane di ministri arrivare qui e promettere ogni cosa, ma sei hai governato 5 anni il tuo dovere è fare il rendiconto delle cose che hai fatto, non le promesse». Applauso convinto. Poi altre bordate ai governatori di destra del centrosud che «dicendo sì all’autonomia differenziata tradiscono le loro terre, perché poi i soldi restano al nord».

ANCORA FENDENTI a un governo «che ha tolto il reddito di cittadinanza per i più poveri e non fa nulla per prendere i soldi a chi fa extraprofitti, comprese banche e industrie di armi».

Sul palco lo raggiunge D’Amico: «Ma dove lo trovate un presidente così? Uno mite, competente, al servizio della sua terra?». Foto e applausi per il trio. Schlein si associa agli elogi: «Chi ce l’ha un presidente che arriva e fa andare via la pioggia?». È partita la mattina da Carsoli, poi tappe a Manoppello, Chieti, Sulmona e poi in tarda sera a Castel di Sangro. Un tour de force che si chiuderà oggi con il comizio finale con Bonaccini e D’Amico a Pescara. «Sono venuta cinque volte» ricorda la segretaria, anche quando i riflettori nazionali erano ancora spenti. «Siamo qui per raccogliere le ferite, andiamo soprattutto nelle aree interne, dove le persone hanno più sfiducia nella politica».

Se la prende con Meloni e Marsilio per i fondi alla ferrovia Roma-Pescara: «C’erano 1,5 miliardi del Pnrr, li hanno tolti, e a pochi giorni dal voto hanno messo 720 milioni di fondi che erano già destinati ad altri progetti per l’Abruzzo: io lo chiamo gioco delle tre carte, furto mascherato». «Uniti si vince», ripete come un mantra, senza lesinare complimenti al candidato, «il nostro collante, un fabbricante di futuro». Per tutto il giorno lancia una domanda al governatore uscente: «Ma lui dov’era in questi cinque anni? L’unica cosa che può dire è di essere amico di Meloni…».

A MANOPPELLO SCALO  la segretaria si immerge in una assemblea di un comitato che contesta il tracciato della Roma Pescara firmato dalla Regione: «Distruggeranno le nostre case e anche le fabbriche, ma ci sarebbero alternative», protestano. E denunciano che il governatore li avrebbe rassicurati dicendo «quando vi arriverà l’assegno per l’esproprio non protesterete più». La leader s’indigna: «Chi governa ha il dovere di ascoltarvi». A Sulmona il comizio finisce, parte Bella ciao, poi La storia siamo noi di De Gregori. Fila per stringere le mani a Bersani e Schlein. «Pierluigi? Gli vogliamo bene», sussurra lei.

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