«Toti? Non era mica da solo». Orlando all’attacco di Bucci
Verso le regionali La resa giudiziaria dell’ex governatore infiamma la campagna elettorale in Liguria. Renzi fa la lista ma ritira il simbolo. La destra in difficoltà appare addormentata
Verso le regionali La resa giudiziaria dell’ex governatore infiamma la campagna elettorale in Liguria. Renzi fa la lista ma ritira il simbolo. La destra in difficoltà appare addormentata
Se telefonando il sindaco-candidato Marco Bucci convincesse Giorgia Meloni a «non tagliare le pensioni sopra i 1.650 euro» sarebbe una grande notizia. Anche per i liguri, regione anziana. L’appello alle opposizioni, alla maggioranza di governo e al sindaco genovese sceso in campo per sfidarlo alle regionali, lo lancia Andrea Orlando, il candidato del centrosinistra alleregionali. La battuta dell’esponente Pd, tre volte ministro, è efficace visto che alla fine a convincere Bucci a scendere in campo è stata niente meno che una chiamata della premier.
L’APPELLO lanciato ieri da Orlando non sembra casuale, soprattutto in una campagna elettorale veloce come una freccia. Racconta, invece, della volontà del campo largo di andare subito al sodo, ribadire quanto è accaduto con l’inchiesta che il 7 maggio ha portato all’arresto di Toti e poi alle sue dimissioni e quindi guardare avanti, parlare ai liguri di problemi reali e idee concrete per risolverli. Come dire: il tempo delle telefonate, quelle intercettate nell’inchiesta della Procura di Genova è storia ed è storia patteggiata. Ora, dopo quattro mesi nei quali ha dichiarato la sua innocenza, Toti ha scelto di accettare le accuse che gli venivano rivolte dai pubblici ministeri, declassando il reato di corruzione a impropria, scivolando sulla legge che regola il finanziamento ai partiti e accettando l’offerta «irrinunciabile» di 1.500 ore da passare ai servizi sociali.
Quindi, tornando alla campagna-lampo, il candidato Orlando mette i punti in fila, riassume il quadro e ribadisce, sottolinea come esistesse «un sistema di relazioni che ha distorto il funzionamento istituzionale». Quindi apre il quaderno delle responsabilità, le allarga: «Toti era il protagonista principale, ma non l’unico: lo era sicuramente il presidente dell’autorità portuale, ma lo era anche il sindaco di Genova, Marco Bucci». Orlando lo sa bene, il sindaco-candidato non è indagato, non si parla di responsabilità penali, ma politiche. Dall’elezione di Bucci nel 2017 c’è stata una sola linea portata avanti dal sindaco di Genova in sintonia con il governatore, sempre, in particolare su temi strategici quali portualità e grande distribuzione. Sono vicende al centro dell’inchiesta per la quale Toti ha patteggiate e dove Bucci non è indagato.
DEFINITO il vecchio sistema Liguria, Orlando e i suoi vogliono dare argomenti nuovi, parlando di sanità, pensioni, servizi sociali e sì infrastrutture. Su questa narrazione tutta di centrodestra, quella del fare contro la sinistra del no, ieri si è raggiunto un livello deprecabile. Lo ribadisce Orlando, scaldando l’assemblea genovese del Movimento Cinque Stelle: «Tajani dice che la politica del fare avrebbe evitato il crollo di Ponte Morandi? Credo che una tragedia non andrebbe strumentalizzata. Ci sono molte responsabilità, alcune riconducibili alla forza politica della quale fa parte l’onorevole Tajani. Sarebbe meglio tacere». Il punto è un altro: «Si può fare e fare bene, senza poi essere costretti a patteggiare». E anche qui, nel cuore del porto commerciale, davanti agli attivisti pentastellati, a un tiro di schioppo dall’ultimo colosso Esselunga già inaugurato alla presenza di Bucci e Toti, Orlando va dritto al sodo. Lapidario: «Mi chiedete se il patteggiamento di Toti è ammissione di colpa? Lo dice la Cassazione, c’è un riconoscimento esplicito di comportamento illegale, anche per questo Bucci dovrebbe prendere le distanze. Poi forse dovrebbe fare un po’ di autocritica anche rispetto a quel modello Liguria che è stato rivendicato e che, come abbiamo visto, aveva una potenziale natura criminosa. Modello che ha visto Bucci tra i sui protagonisti».
IL CENTROSINISTRA APPARE compatto. La decisione di non modificare politiche, obiettivi, scelte e slogan diventa un valore aggiunto. Così come la trattativa per allargare il campo, senza strappi. Mauro Avvenente, oggi assessore comunale di Italia Viva non esce dalla giunta Bucci? Amen, in un nano secondo Matteo Renzi fa sapere che«il simbolo di IV non sarà presente, ma ci sarà una lista civica di centristi a sostegno di Orlando». Insomma, avanti di buon passo. Una svegliata, semmai, se la devono dare nel centrodestra dopo la decisioni di Toti. E dopo le sue ultime dichiarazioni, in un j’accuse agli alleati anticipato ieri e oggi diventato esplicito: «Non ho visto un lungo corteo accompagnarmi verso il Golgota. In tutta franchezza girandosi con la croce sulla spalle, tra e qualche eccezione, dietro c’era un imbarazzante vuoto». Più esplicito di così: a guardarsi le spalle dovranno essere i protagonisti di quel sistema che Toti ha creato. Quelli che magari non telefonano più all’ex governatore.
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