Schiaffo dei socialisti a Fitto: no a Ecr. «Si rispetti la coalizione europeista»
Nuova commissione Von der Leyen costretta a rinviare. Diversa la posizione dei dem: per Zingaretti «l’Italia deve avere una posizione di peso»
Nuova commissione Von der Leyen costretta a rinviare. Diversa la posizione dei dem: per Zingaretti «l’Italia deve avere una posizione di peso»
Quando i giochi sembrano fatti, tutto può tornare in discussione. Senza troppo preavviso, Ursula von der Leyen ha spostato alla prossima settimana la presentazione della nuova Commissione Ue. L’appuntamento era fissato per questa mattina a Bruxelles, di fronte ai capigruppo dell’Eurocamera. Invece, per il momento più atteso dopo il rientro dalla pausa estiva si cambia data e luogo: sarà a Strasburgo, durante la sessione plenaria del Parlamento europeo, martedì 17, sempre davanti ai leader dei gruppi politici europei.
C’è una ragione formale e una sostanziale per giustificare il rinvio. Quella formale è che Bruxelles vuole attendere la convalida della nomina per la candidata slovena da parte del parlamento di Lubiana, fissata per venerdì prossimo. Quella sostanziale è il malcontento dei socialisti, componente essenziale della maggioranza Ursula bis, rispetto alla formazione del futuro esecutivo.
Le motivazioni della tensione appaiono evidenti nella nota che la presidente del gruppo Socialisti e democratici (S&D) fa uscire a metà giornata. L’obiettivo è direttamente il ruolo di Raffaele Fitto, che secondo anticipazioni circolate a inizio settimana sarebbe destinato ad una delle sei vicepresidenze esecutive del nascente governo europeo. Insieme al prestigioso ruolo arriverebbe anche l’assegnazione di un portafoglio di peso con deleghe alla Coesione e ai fondi del Next generation Eu, proprio come richiesto dal governo Meloni. «Portare l’Ecr nel cuore della Commissione è la ricetta per perdere il sostegno progressista», avverte la leader socialista Iratxe Garcia Perez, che poi si richiama alla «maggioranza europeista» che ha eletto von der Leyen. Fitto, va ricordato, sarebbe l’unico esponente di un partito esterno alla coalizione parlamentare Ppe-socialisti-liberali-Verdi a ricoprire un incarico chiave nella più alta istituzione europea.
La netta presa di posizione dei vertici del gruppo socialista non sembra essere condivisa dagli italiani del Pd. Non siamo stati noi il motore della critica all’ipotesi vicepresidenza per Fitto, confida ai giornalisti un esponente della delegazione dem. «Giudicheremo Fitto senza nessun pregiudizio», mette in chiaro infatti il capodelegazione Pd Nicola Zingaretti, che giudica «positivo» un ruolo di peso per l’Italia, chiedendo giusto «coerenza» tra la Commissione che si sta formando e il percorso europeista della maggioranza parlamentare.
Di sicuro non sono le credenziali pro-Ue che possono impensierire una figura come quella dell’attuale ministro agli Affari europei. Ma il caso Fitto non nasce dal nulla e non è destinato a risolversi facilmente. Era stato anticipato dalle dichiarazioni della leader dei Verdi Terry Reintke, che lunedì aveva chiesto a von der Leyen di non snaturare questa coalizione, di cui gli ambientalisti sono entrarti a far parte, dando ai Conservatori di Ecr – con dentro partiti come FdI e i polacchi di Diritto e giustizia (Pis) – un ruolo nella stanza di comando. E poi, la tensione tra le due componenti principali della maggioranza Ursula, socialisti e popolari, va avanti già da tempo, come dimostra la contesa sul ruolo della commissaria socialista Teresa Ribeira, indicata per il Green deal ma contrastata da popolari e sostenitori del nucleare.
«È fondamentale che i commissari socialisti ottengano deleghe di peso, anche più rappresentative rispetto al numero effettivo di rappresentanti che avremo», commenta al manifesto l’eurodeputato Pd Brando Benifei. «Siamo la seconda famiglia politica europea e il nostro ruolo è imprescindibile», sottolinea. In effetti, con la maggior parte di governi europei di centrodestra, i commissari di area progressista sono meno di un terzo di quelli riconducibili al Ppe. Von der Leyen ha ancora una settimana davanti, salvo sorprese, per negoziare un compromesso. Difficilmente la sua maggioranza esploderà, ma le tensioni al suo interno potrebbero rendere la composizione del puzzle piuttosto complicata.
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