Scacco di al-Sisi a Latorre: show su Regeni, non la verità
Egitto Alla delegazione parlamentare italiana ripetute le parole di un anno fa: «Egitto pronto a collaborare». Intanto esercitazioni congiunte al via tra Il Cairo e Parigi. E arriva un altro miliardo dal Fmi
Egitto Alla delegazione parlamentare italiana ripetute le parole di un anno fa: «Egitto pronto a collaborare». Intanto esercitazioni congiunte al via tra Il Cairo e Parigi. E arriva un altro miliardo dal Fmi
Al-Sisi show ieri al Cairo. Il pubblico è quello delle grandi occasioni: la prima delegazione parlamentare italiana in visita in Egitto dal ritrovamento del corpo di Giulio Regeni, il 3 febbraio 2016.
A guidare il gruppo sono Nicola Latorre, presidente della Commissione Difesa del Senato e già esponente della campagna mediatica per il ritorno dell’ambasciatore italiano al Cairo, e Maurizio Gasparri, vicepresidente.
Durante l’incontro con il presidente egiziano, nel secondo giorno di visita, al-Sisi – riportano i media egiziani – ha ripetuto la solita promessa, già inaugurata quando ad intervistarlo fu Repubblica, più di un anno fa: «L’Egitto è pienamente impegnato a lavorare per svelare le circostanza dell’omicidio di Regeni e a portare i responsabili davanti alla giustizia». Ma, ha aggiunto, il paese è grande, sfiora i 100 milioni di abitanti, le indagini sono ovviamente complesse.
Uno show inaccettabile alla luce dei 17 mesi trascorsi tra i palesi depistaggi delle autorità egiziane, i ritardi e i dinieghi nella consegna di documenti.
Ma che a quanto pare la delegazione italiana accetta di buon grado, viste le parole di Latorre che ha elogiato Il Cairo per l’impegno nella lotta al terrorismo e all’immigrazione clandestina (questioni che stanno molto a cuore al governo italiano): «Ho sottolineato il bisogno di verità che avverte il paese e la necessità che si intensifichi la collaborazione giudiziaria tra le due procure sia per arrivare ad un punto di svolta sull’omicidio di Giulio Regeni e sia per ristabilire le relazioni diplomatiche, un’esigenza necessaria e per noi strategica».
Al-Sisi da par suo ha ribadito l’intenzione di rilanciare «le storiche relazioni» con Roma. Ma sono mai state messe in pericolo? Gli affari a gonfie vele tra i due paesi mediterranei dicono di no.
Dicono lo stesso fonti del Senato che lunedì, prima della partenza della delegazione, annunciavano che in agenda ci sarebbe stato «il ritorno dell’ambasciatore».
E se l’Italia ormai ha imboccato la via della normalizzazione con un regime che, oltre alle bugie e le responsabilità quantomeno politiche della morte di Regeni, vitupera i diritti umani e distrugge quotidianamente la propria società civile, in Europa la situazione non è affatto diversa: «bastione» della lotta all’Isis ma soprattutto freno ai flussi migratori, Il Cairo intesse normali relazioni con i governi europei.
Ultimo esempio è la Francia con cui lunedì sono cominciate esercitazioni navali congiunte «Cleopatra 2017», programma che vede la partecipazione di jet da guerra, sottomarini, droni, fregate nel Mar Mediterraneo e nel Mar Rosso. Meno di un anno fa, tra giugno e settembre 2016, al Cairo erano arrivate da Parigi due navi portaelicotteri Mistral, acquisto finanziato dall’Arabia saudita.
Ma Riyadh non è il solo finanziatore dell’Egitto, con cui le relazioni sono tornate sui binari dopo lo sbandamento siriano. Arriverà la prossima settimana l’ultima parte della prima tranche di prestito del Fondo Monetario Internazionale: 1,25 miliardi di dollari dei quattro totali previsti per quest’anno, parte di un prestito totale di ben 12 miliardi di dollari.
Non solo: lunedì il ministro per la cooperazione internazionale, Sahar Nasr, ha incontrato la direttrice di USAid, l’agenzia statunitense per lo sviluppo, con cui ha discusso dell’offerta di aiuti da 104 milioni di dollari per investimenti, educazione e salute.
Denaro che non piove sul Cairo pro bono: oltre all’impegno contro l’islamismo radicale, la comunità internazionale sta spingendo l’Egitto verso riforme neoliberiste sempre più pesanti che stanno letteralmente affamando la popolazione.
Tagli agli impieghi pubblici, riduzione dei sussidi per l’elettricità e per il cibo, innalzamento dei prezzi per il gas, abbassamento dei salari, svalutazione della moneta: una serie di misure che nell’ultimo anno hanno fatto impennare il tasso di povertà e quello di inflazione (a giugno 30,9%, in calo rispetto al 32,9% di aprile ma comunque altissimo per i beni di prima necessità: +76,4% la farina, +59,3% lo zucchero, +59,1% i pomodori, +51,1% la carne congelata).
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