Appena il tempo di firmarlo e l’accordo siglato domenica dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen con il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi finisce già in un’interrogazione alla Commissione Ue. A presentarla è stata ieri la vicepresidente dell’Eurocamera Pina Picierno (Pd) chiedendo di sapere se il patto – che tra le altre cose prevede maggiori controlli alle frontiere del paese nordafricano per arginare le partenze dei migranti – «sia conforme ai principi che regolano gli aiuti dell’Ue, come intende garantire una condizionalità per il pieno rispetto dei diritti umani e salvaguardare la tutela dei diritti e dell’incolumità dei migranti».

Non è la prima volta che la politica di esternalizzazione delle frontiere europee perseguita da von der Leyen e dalla premier italiana Giorgia Meloni (protagonista anche dell’intesa con il Cairo), finisce nella bufera. La scorsa settimana era stato il Memorandum siglato a luglio dello scorso anno con il presidente tunisino Kais Saied a finire nel mirino degli eurodeputati che hanno chiesto chiarimenti su un finanziamento di 150 milioni di euro verso un paese nel quale si registra «un deterioramento dello stato di diritto». Accordo, quello con Tunisi, sul quale in precedenza si era espresso criticamente anche il Consiglio europeo.

Quando mancano ormai tre mesi alle elezioni europee, dove l’ex ministra di Angela Merkel punta a un secondo mandato alla guida della Commissione, quelli che dovrebbero essere accordi «storici» (la definizione è di Giorgia Meloni) rischiano di diventare altrettanti ostacoli per von der Leyen, alla quale viene contestata la scelta di scendere a patti con gli autocrati presenti sull’altra sponda del Mediterraneo. L’accordo siglato domenica con al-Sisi prevede un finanziamento di 7,4 miliardi di euro per il triennio 2024-2027. Seicento milioni in sovvenzioni, duecento dei quali per la gestione delle migrazioni (sicurezza dei confini, formazione di manodopera qualificata, misure per favorire la migrazione legale e scoraggiare quella irregolare),

Cinque miliardi di euro erogati in forma di prestiti agevolati per progetti bilaterali, 1,8 miliardi di euro destinati invece a ulteriori investimenti. In Egitto si trovano nove milioni di migranti che spaventano l’Europa, così come la crisi del Sudan devastato da una guerra civile che in un anno ha provocato 213 mila rifugiati e richiedenti asilo (su un totale di 457 mila presenti nel paese). Una crisi che sommata alla guerra tra Israele e Hamas fa dell’Egitto un partner importante per l’Europa, che gli riconosce un «ruolo geostrategico unico e vitale».
Ma come la Tunisia, l’Egitto è un paese in preda a una crisi economica che ha portato a una drastica svalutazione della sterlina egiziana, cosa che ha consentito, insieme all’impegno ad avviare riforme economiche, al Fondo monetario internazionale di erogare ai primi di marzo un prestito di 8 miliardi di dollari.

Ma le critiche all’accordo con al-Sisi non arrivano solo da Bruxelles. In Italia le opposizioni contestano a Giorgia Meloni, presente domenica al Cairo con von der Leyen insieme ai premier di Grecia, Belgio, Cipro e Austria, sia il silenzio sull’omicidio di Giulio Regeni che il viaggio fatto da «mezza Europa in Egitto -ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein – per fermare l’immigrazione illegale». «Capisco che per loro sia vergognoso – ha replicato Meloni – ma se avessi voluto realizzare il programma del Pd mi sarei candidata col Pd». Parole alle quali Schlein ha subito replicato: «Come al solito Meloni fa domande sbagliate». ha detto la segretaria. «Da al-Sisi avrebbe dovuto pretendere i recapiti dei quattro agenti dei servizi egiziani imputati nel processo per le torture e l’omicidio di Regeni. A ursula von der Leyen dovrebbe chiedere una missione europea di ricerca e soccorso in mare per salvare le vite nel Mediterraneo»