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Egitto, Passeri scrive alla famiglia: «Giorni ammanettato al letto»

Egitto, Passeri scrive alla famiglia: «Giorni ammanettato al letto»Giacomo Passeri

La denuncia Sono brani della lettera che l’italiano è riuscito a far uscire dal carcere di Badr, inoltrata alla mamma via whatsapp. Il fratello: «Stiamo premendo per una videochiamata, non conosciamo le sue reali condizioni»

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 11 luglio 2024

«Me la sono passata molto male. All’inizio i poliziotti mi hanno derubato di tutto, maltrattato… Mi sono dovuto operare (l’appendicite, ndr). Ho passato giorni ammanettato al letto con sei agenti che mi odiavano e mi molestavano di continuo, mi lavavano buttandomi bottiglie d’acqua sulla ferita aperta, tanto che è dovuto intervenire il medico. Lo hanno forzato a farmi uscire dall’ospedale dopo tre giorni per portarmi alla Centrale, dove c’erano solo loro e mi hanno tenuto in una stanza con altri 48, e merda e piscio ovunque, lasciandomi, di mio, solo le mutande che avevo addosso».

SONO SPRAZZI di un quotidiano che arriva dal carcere di Badr, nel nord del Cairo, dove Luigi Giacomo Passeri, 31 anni, di Pescara, è recluso dalla fine di agosto del 2023 con l’accusa di traffico internazionale di stupefacenti. Era l’estate scorsa quando il giovane, che da due anni si è stabilito a Londra dove fa il pizzaiolo e l’animatore alle feste, è stato fermato durante un viaggio nella terra delle piramidi e rinchiuso in un «centro di correzione e riabilitazione». Ieri al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è stata chiesta un’informativa urgente «su un detenuto italiano che, da più di 10 mesi, non riesce nemmeno a sentire i suoi familiari. Chiediamo che la Farnesina faccia al più presto quello che deve. Tajani può e deve accertare come sta quel ragazzo e pretendiamo che l’estradizione sia una di quelle misure che il nostro Paese chiede. Non è possibile che questo Governo lo faccia solo per degli ergastolani, magari andando in aeroporto ad accoglierli». Lo ha detto, in aula alla Camera, il deputato di Avs Marco Grimaldi, facendo riferimento a quanto accaduto con Chico Forti.

ALLA RICHIESTA si sono associati i deputati Riccardo Magi (+Europa) e Laura Boldrini (Pd), presidente del comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo. Entrambi rimarcano la necessità di interessarsi a un ragazzo «detenuto in Egitto in condizioni drammatiche e in condizioni di salute estremamente precarie e che non ha minimamente consapevolezza di cosa gli stia accadendo perché non riesce nemmeno a comprendere cosa avviene nelle udienze». Perché è in corso anche il processo a suo carico. «Occorre – hanno concluso – una presenza costante delle istituzioni».

«DALLO SCORSO 28 AGOSTO, quando l’hanno bloccato, – sottolinea il fratello Andrea – non siamo mai riusciti ad avere contatti con lui. Abbiamo ricevuto, sporadicamente e raramente, qualche lettera che è riuscito a far uscire di nascosto dalla prigione e che ci è poi stata inviata tramite Whatsapp. Circa un mese e mezzo fa l’altro fratello che sta Roma, MarcoAntonio, tramite Ambasciata, ha fatto richiesta di andare a visitarlo, siamo in attesa di risposta. Stiamo premendo anche per una videochiamata, perché non conosciamo le sue reali condizioni e siamo preoccupati. È un fardello che ci portiamo sulle spalle da quasi un anno in silenzio».

GIACOMO PASSERI è finito nei guai perché deteneva droga. Su quanta e quale al momento non c’è chiarezza, ma i familiari parlano di marijuana per uso personale. «Al di là dei fatti e delle contestazioni che gli vengono mosse – continua Andrea – a noi preme sapere che stia bene, che venga curato in caso di necessità e trattato come un essere umano. Finora, su questa vicenda, abbiamo riscontrato disinteresse generalizzato. Ora che ci siamo esposti, speriamo in un cambio di passo delle istituzioni». Passeri, che è il più piccolo di 5 fratelli nati in Africa, a Freetown, capitale della Sierra Leone, dove il padre ingegnere, originario di Pescara, si era trasferito per lavorare, ha annunciato in un ultimo messaggio fatto recapitare ai suoi l’inizio dello sciopero della fame.

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