Professor Luigi Manconi, docente di Sociologia dei fenomeni politici e già presidente della commissione per la tutela dei diritti umani del Senato, ha seguito la vicenda di Giulio Regeni sin dai primi giorni. Il manifesto ieri ha dato la notizia che la catena alberghiera Marriott International aprirà un hotel al Cairo nell’ex quartier generale del ministero degli Interni, dove sono stati detenuti centinaia di migliaia di egiziani e dove è stato torturato e ucciso Giulio Regeni, tra la fine di gennaio e i primi di febbraio 2016.

Che effetto le ha fatto?
Emotivamente molto intenso ma non mi ha sorpreso. Tutti i regimi, tanto più quelli dispotici, lavorano molto sui simboli, sull’immaginario, sul racconto e sulla elaborazione di figure, miti, rappresentazioni, fantasie e associazioni mentali. È una strategia che risponde alla natura profonda del dispotismo, ovvero intervenire sulla storia e sulla memoria attraverso i due più tradizionali strumenti della manipolazione: l’esaltazione del potere e la rimozione delle sue nefandezze.

In questo caso parliamo di rimozione.
Sì, la costruzione di un hotel in Piazza Lazoughly è la rimozione di un pezzo di storia dell’orrore del regime egiziano non possiamo stupirci tanto più che questa operazione di rimozione coincide con un’ideologia dello sviluppo urbanistico residenziale turistico, che è parte essenziale dei programmi di crescita del potere totalitario, dove da sempre, ancor più da al-Sisi in poi, la repressione di tutte le libertà viene accompagnata dallo sfavillio della ricchezza, dell’opulenza, del lusso da parte dei ceti privilegiati.

Anche piazza Tahrir, dove sono cominciate le rivolte del 2011, è stata stravolta dalla costruzione di hotel, ristoranti e aree di coworking. La gentrificazione riguarda ormai molti paesi, ma in Egitto sembra avere una diversa funzione.
Sono progetti di urbanizzazione accelerata e centralizzata pensati per un turismo medio alto che si muove parallelamente a quello popolare, da sempre un’importantissima risorsa per l’Egitto. Tutti, tranne me e pochi altri, sono stati a Sharm El Sheik, senza nemmeno spendere troppo. È un’idea di sviluppo della società egiziana e dell’urbanizzazione che aspira al rango delle altre capitali affluenti come Riyad o Dubai. Questi progetti per un verso rispondono a esigenze economiche evidenti, per altro verso hanno come obiettivo quello di censurare i pezzi della storia egiziana che non sono presentabili in società.

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Anche l’Italia sembra aver rimosso l’assassinio di Regeni
Non sono d’accordo. Il processo infine si sta svolgendo e questo è un risultato eccezionale dovuto sostanzialmente a due soggetti: i genitori, Paola e Claudio, e il pubblico ministero, Sergio Colaiocco, che hanno supplito in maniera intelligentissima e tenacissima all’indifferenza di pressoché tutta la classe politica italiana. Questa indifferenza non è un effetto recente, inizia il giorno dopo il ritrovamento del corpo di Regeni. Non mi stancherò mai di ripetere che, in questo lunghissimo tempo trascorso, l’unica iniziativa diplomatica e politica dotata di qualche capacità di pressione fu il richiamo a Roma dell’ambasciatore. Fu l’unica dichiarazione di crisi dei rapporti diplomatici e politici tra l’Italia e l’Egitto.

Durò poco.
Il 14 agosto del 2017 intorno alle 19, nel momento della stagione politica italiana più torrida e torpida, l’ambasciatore venne rimandato Al Cairo. Al netto di questa sola eccezione, l’Italia ha adottato una politica che definirei della massima inerzia: non c’è stato in questi anni un solo atto né sul piano economico, né su quello diplomatico e nemmeno su quello culturale o sportivo o turistico, che si configurasse come un’attività di pressione, un tentativo di condizionare – in qualche modo – la politica del regime egiziano.

E in Europa?
Ancora peggio. Solo la pallidissima iniziativa di alcuni europarlamentari italiani e nient’altro. Dirigenti europei di altissimo livello mi dissero di non essere in grado di fare alcunché e in effetti non hanno fatto alcunché. È stata una storia veramente vergognosa.

Adesso siamo arrivati al processo in contumacia.
Ha un alto significato simbolico e morale, questo processo. Non so se avrà qualche effetto giuridico ma ritengo già importante che questo valore etico sia perseguito.

Tornando all’hotel in Piazza Lazaoughy: in Italia la sede romana delle SS in Via Tasso, dove venivano torturati i detenuti politici, è diventata un museo.
Un museo dell’orrore del nazi-fascimo e della lotta contro il nazi-fascimo.