Sarà guerra ai più deboli: riecco Trump, ma peggio di prima
Stati uniti Fine dell’Obamacare e del diritto all’aborto e carceri per migranti. E pure lo smantellamento delle agenzie per la salute e l’ambiente. Certa la grazia ai 270 condannati per il 6 gennaio e la vendetta contro i nemici politici da Biden a Cheney
Stati uniti Fine dell’Obamacare e del diritto all’aborto e carceri per migranti. E pure lo smantellamento delle agenzie per la salute e l’ambiente. Certa la grazia ai 270 condannati per il 6 gennaio e la vendetta contro i nemici politici da Biden a Cheney
È stato detto e ripetuto in tempi non sospetti: per capire ciò che farà Trump basta ascoltarlo – è tutto alla luce del sole. E il giorno dopo il voto che gli ha consegnato pieni poteri, c’è ancora più ragione di credere che si incamminerà rapidamente sulla strada che ha promesso di percorrere.
Era stato così anche nel 2016, quando il suo primo atto appena insediato era stato il cosiddetto muslim ban, ma stavolta intorno a sé non avrà una squadra ereditata dal partito repubblicano che fu e che ha arginato le sue intenzioni più folli, ma un gruppo di persone «sapientemente» messo insieme per lui dai think tank di estrema destra – dalla Heritage Foundation che ha stilato il famigerato Project 2025 alla Federalist Society – proprio per portare a casa le promesse che nonostante tutto gli hanno riconsegnato la Casa bianca.
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Muslim ban in vigore e pene più dure per i migranti illegaliPER NON LASCIARLA nel 2020 tentò un golpe e fomentò un’insurrezione: circa 470 persone sono ora in prigioni federali per i fatti di quel giorno, compresi i leader di Proud Boys e Oath Keepers, Enrique Tarrio e Stewart Rhodes (22 anni e 18 anni di carcere rispettivamente). Per Trump sono «patrioti»: è certo che molti di loro riceveranno la sua grazia.
Ma molto più che grazia, Trump ha promesso vendetta: a partire dal licenziamento del procuratore speciale del dipartimento di Giustizia che lo ha incriminato per il tentato golpe e il furto di documenti top secret, Jack Smith, fino ai suoi oppositori e rivali politici, quelli che lui stesso ha definito «i nemici interni» più pericolosi di quelli esterni e contro i quali usare la Guardia nazionale o perfino l’esercito.
Dalla famiglia Biden, contro la quale ha sempre promesso indagini e punizioni, alla repubblicana «traditrice» Liz Cheney fino ai media mainstream colpevoli di smentire le sue menzogne. Ma a dover temere davvero sono categorie molto più fragili: l’elettorato americano ha dato mandato a Trump di mantenere la sua promessa su quella che lui medesimo ha definito «la più grande deportazione di massa nella storia americana».
Il confine è dall’inizio della campagna elettorale uno dei temi sentiti come più importanti dall’elettorato. I punti per realizzare la mass deportation: costruire enormi campi di detenzione al confine, aumentare esponenzialmente il personale delle forze dell’ordine deputate al controllo dell’immigrazione, implementare nuovamente la legge della sua prima amministrazione – Remain in Mexico – faticosamente smantellata dall’amministrazione Biden, abolire la pratica del catch and release, cioè il rilascio dei migranti senza documenti in attesa che i tribunali si esprimano sulle loro richieste di asilo. Il ricorso, inoltre, all’Alien Enemies Act of 1798, che consentirebbe di espellere persone meramente sospettate di fare parte di organizzazioni criminali senza passare da una corte di giustizia.
SECONDO I PIANI dettagliati del Project 2025 – da lui disconosciuto in campagna elettorale ma al quale hanno lavorato persone interne alla sua prima amministrazione, e in seguito al suo sancta sanctorum – e secondo le esternazioni stesse di Trump, un obiettivo saranno le stesse agenzie governative, dalla Food and Drug Administration alla protezione civile, Fema, passando per l’Fbi, che il futuro presidente vuole da un lato smantellare e dall’altro riempire non di imparziali burocrati ma di suoi fedelissimi.
A gestire tagli e «semplificazione» potrebbe essere il nuovo ministero per l’efficienza, offerto al prezioso alleato Elon Musk. Da un comizio di Trump di pochi giorni fa l’uomo più ricco del mondo ha promesso un approccio analogo a quello che ha avuto con Twitter/X (licenziamento del 70% del personale) al taglio dei costi del governo federale: 2mila miliardi di dollari di tagli. E nel totoministri Maga è entrato ormai da tempo, naturalmente per la Salute, il nome del novax Robert F. Kennedy.
Con una squadra di governo che risponde stavolta solo a lui, ampio margine di impiego degli ordini esecutivi, entrambi i rami del Congresso a maggioranza Gop e una Corte suprema sostanzialmente in tasca, Trump potrebbe stavolta a riuscire anche nell’impresa che ha tentato disperatamente per tutta la sua prima amministrazione, senza mai riuscirci: fare piazza pulita dell’Affordable Care Act, anche noto come Obamacare, di cui beneficiano 45 milioni di americani.
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Aborto in Usa: due anni di diritti negatiSUL PIANO ECONOMICO, il taglio delle tasse a ricchi e super ricchi non poteva mancare, e naturalmente tornerà in primo piano – come già era stato fra 2016 e 2020 – la guerra dei dazi, con rivali come la Cina e (forse ex) alleati come l’Unione europea.
Dopo l’indignazione scatenata dalla sentenza della Corte suprema del 2022 Trump ha cercato di distanziarsi dalle posizioni più fanatiche sull’aborto e non è chiaro se spingerà per un divieto a livello nazionale, ma certo questa è una priorità per alcuni degli alleati più cruciali nel consegnargli la Casa bianca: gli evangelici che lo hanno dipinto come l’agnello di dio. Il futuro presidente ha promesso una stretta sulle cure fornite alle giovani e i giovani transessuali e tagli a tutte le scuole dove si insegnano curriculum assimilabili anche solo lontanamente all’affermazione dei diritti civili. Questa, ora, è la sua America.
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