Con un secondo round di stati al voto, il quadro già chiaro delle elezioni presidenziali, è passato da essere scontato a essere ufficiale: il presidente in carica Joe Biden ha conquistato la nomina presidenziale democratica raggiungendo il numero di delegati necessario, 1.968, e mentre scriviamo anche l’ex presidente Donald Trump è sulla buona strada per assicurarsi la nomina del suo partito assicurandosi i 1.215 delegati di cui ha bisogno.

Questa sarà la prima corsa presidenziale dal 1892 che si gioca tra un presidente in carica e un ex presidente.

Si prevede che questa loro seconda sfida, prevista da tempo ma mai acclamata a gran voce, sarà molto simile a quella del 2020, anche se questa volta Trump oltre ad affrontare la campagna elettorale dovrà affrontare anche lo spettro di 91 capi di accusa penale suddivisi in 4 stati.  

Gli stati un cui si è votato, Georgia, Hawaii, Mississippi e Washington, hanno dato un risultato prevedibile, ma alcuni guizzi inaspettati sono comunque arrivati.

In Georgia, uno stato il cui risultato elettorale nel 2020 è stato deciso da meno di 12.000 voti, oltre 25.000 persone si sono presentate alle urne e hanno votato per Nikki Haley alle primarie repubblicane, nonostante l’ex ambasciatrice alle Nazioni Unite abbia si sia ritirata dalla campagna elettorale una settimana fa.

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Donald Trump si è assicurato  lo stato con l’84,3 dei voti,  ma secondo le proiezioni del New York Times,  nelle contee di Fulton e DeKalb nell’area di Atlanta, il tycoon è arrivato appena poco al di sopra del 50%.

Trump al comizio elettorale per le primarie in Georgia
Trump al comizio elettorale per le primarie in Georgia

“Questa è una cosa grossa! ha scritto su X Mike Madrid, consulente politico del Gop e co-fondatore del Lincoln Project – I problemi di Trump nelle periferie continuano in Georgia”.

Il risultato di Haley si inserisce in un quadro in cui Trump sta cercando di prendere il pieno controllo dell’apparato del Partito Repubblicano dopo avere spinto molti dei suoi lealisti, inclusa sua nuora, ad assumere posizioni di leadership nel Comitato Nazionale Repubblicano.

Nelle elezioni minori, in Carolina del Nord, Mark Robinson, che ha già vinto le primarie repubblicane per le elezioni governative dello stato, è stato oggetto di forti controversie a causa delle sue dichiarazioni antisemite, delle citazioni di Hitler, delle critiche al suffragio femminile considerato uno sbaglio e delle considerazioni sugli omosessuali definiti “sporcizia”. A novembre dovrà affrontare la sfida con il democratico Josh Stein.

Robinson, un alleato di estrema destra di Trump, ha vinto la nomination Gop questa settimana e, se eletto a novembre, diventerebbe il primo governatore nero nella storia dello stato.