La Commissione ha presentato ieri ai 27 delle piste per arrivare alle sanzioni sul petrolio russo. I paesi Ue dovranno approvare all’unanimità, la decisione finale verrà presa al Consiglio europeo di fine mese: non ci sono più obiezioni da parte della Germania, che ritiene di poter fare a meno del petrolio russo a fine anno, anche l’Austria ha levato la minaccia di veto, mentre per Ungheria e Slovacchia, due paesi senza sbocco al mare e senza oleodotti, sono previste delle deroghe. La Commissione è prudente, propone l’embargo assortito da un periodo di transizione (come per il carbone: l’embargo è stato deciso l’8 aprile, ma l’entrata in vigore è per metà agosto). L’obiettivo è evitare che ci sia un’esplosione dei prezzi del petrolio.

Anche gli Usa hanno espresso preoccupazione, la segretaria al Tesoro, Janet Yellen, ha suggerito agli europei di essere «prudenti» per le «conseguenze sull’Europa e sul resto del mondo» dell’embargo. Ci vuole tempo per trovare fonti alternative. Bisogna evitare un’impennata dei prezzi, che metterebbe in ginocchio le nostre economie. Domani, Emmanuel Macron riceve all’Eliseo il presidente indiano, Narendra Modi: la Ue deve evitare che l’India (e altri paesi asiatici) si sostituiscano agli europei nell’acquisto del petrolio russo, mossa che potrebbe generare un aumento del prezzo e alla fine danneggiare maggiormente le economie europee che Mosca.

La Ue non dovrebbe imporre sanzioni “secondarie”, cioè colpire con sanzioni anche i paesi che comprano petrolio dalla Russia. Lunedì, sul gas e il pagamento in rubli, alla conclusione della riunione d’emergenza dei ministri dell’Energia dei paesi Ue dopo la decisione di Mosca di bloccare l’export di gas verso Polonia e Bulgaria, non c’è stato un vero chiarimento su come pagare Gazprom senza violare le sanzioni.