Dopo trattative durate oltre un mese, e naufragate fino a mercoledì a causa del veto posto della Germania, l’Unione europea ha approvato ieri il quattordicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022.

La recalcitranza tedesca – che secondo fonti sentite da Reuters era dovuta principalmente a un dissidio interno fra il ministero degli Esteri di Annalena Baerbock e il cancelliere Olaf Scholz – ha però fatto sì che alcune delle misure più incisive venissero annacquate. Questo pacchetto di sanzioni è comunque il primo a prendere di mira anche il Gnl, il gas russo, di cui viene proibita la riesportazione dai paesi dell’Unione, ma ne consente comunque per ora l’importazione. Nel mirino altre 47 entità e 69 individui, con i quali il numero di entità o persone sanzionate dalla Ue raggiunge quota 2.200. «Questo pacchetto colpisce duro – ha scritto su X (ex Twitter) la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen – e proibirà ulteriormente alla Russia l’accesso a tecnologie chiave. La priverà ancora di più dei proventi dell’energia. E affronta la “flotta ombra” di Putin e il suo network in profitti segreto all’estero». In verità, si stima che il divieto di riesportare il gas russo non avrà un grande impatto sull’economia di Mosca: solo il 10% delle esportazioni di gas russo passa attraverso l’Europa.

Inoltre, la Germania ha ottenuto che si rimuovesse l’allargamento delle sanzioni agli operatori energetici europei qualora i divieti del blocco vengano violati da compagnie sussidiarie, o con cui hanno una partnership, all’interno di paesi terzi.

Come annunciato da von der Leyen, l’insieme di misure dà anche un giro di vite sulla “flotta ombra” che trasporta il petrolio russo nei paesi al di fuori dal tetto sul prezzo imposto dal G7.