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Salvini: «Sto con Vannacci». Governo in tilt sul generale

Salvini: «Sto con Vannacci». Governo in tilt sul generaleMatteo Salvini – Ansa

Il libro omofobo Dopo le critiche da esponenti di Fdi, Crosetto sempre più isolato nell'esecutivo. Solo Fi lo difende. Il Pd: Meloni sta col ministro della Difesa o col capo leghista?

Pubblicato circa un anno faEdizione del 22 agosto 2023

Poteva Matteo Salvini restare in disparte mentre a destra si menavano sul caso del generale Vannacci? Ovviamente no. E così ben tre giorni dopo la rimozione dal comando del generale autore di un libro zeppo di omofobia e dei luoghi comuni della destra più estrema, il capo leghista ha deciso di inzuppare il biscotto con una plateale e cordiale telefonata al generale. Condita da licenza diretta del vicepremier a scrivere i suoi pensieri. «La condanna al rogo come Giordano Bruno non mi sembra ragionevole, mi rifiuto di pensare che in Italia ci sia un Grande fratello che dice questo lo puoi leggere e questo no». Salvini annuncia che leggerà tutto il libro, ma a questo punto poco importa.

Ora la grana è tutta nelle mani di Giorgia Meloni, che vede il suo governo diviso su una questione non così secondaria: il diritto di un alto ufficiale in servizio a spandere parole discriminatorie verso omosessuali («Non siete normali, fatevene una ragione», la frase chiave del libro) ma anche neri, come nel caso della pallavolista Paola Egonu i cui tratti somatici «non rappresentano l’italianità».

Il ministro della Difesa Crosetto ha provveduto rapidamente, d’intesa col Colle e col capo di stato maggiore della difesa Giuseppe Cavo Dragone a rimuovere Vannacci dal comando dell’Istituto geografico militare di Firenze definendo le sue parole «farneticazioni». Secondo indiscrezioni, pare che proprio Cavo Dragone preferisse un provvedimento disciplinare più drastico, ma che da palazzo Chigi sia arrivata la richiesta di usare la mano più leggera.

Fatto sta che Crosetto è finito subito sotto il fuoco amico delle destre, degli esterni a Fdi come Gianni Alemanno ma anche di alcuni colonnelli come Giovanni Donzelli, Galeazzo Bignami e Augusta Montaruli, tutti meloniani doc. Gli esponenti di Fdi se la sono presa con «la sinistra dei gulag», con la politica che «vuole vagliare la correttezza di un libro», ma il bersaglio era il loro ministro. Che, non a caso, si è sfogato su Twitter: «Sono diverso da chi mi attacca da una parte e dall’altra».

Meloni, come sempre in queste settimane, è rimasta in silenzio. Molti hanno letto nelle parole di Donzelli pensieri condivisi con lei o almeno un tacito assenso. E così Salvini ha deciso di puntare la sua giocata sul nero. Da Forza Italia, Giorgio Mulè si è subito schierato sul fronte opposto: «In questa storia non c’è possibilità di sbagliare: si sta convintamente dalla parte del ministro della Difesa», dice il vicepresidente della Camera. «Lo status di militare impone regole di comportamento rafforzate rispetto a qualsiasi altro servitore della patria». E Tajani aggiunge: «Bisogna essere prudenti quando si occupano incarichi di grande responsabilità perché le opinioni legittime e personali rischiano di diventare opinioni dell’istituzione che si rappresenta».

Le opposizioni pongono a palazzo Chigi la domanda più ovvia: «La premier Meloni sta dalla parte di Crosetto, che ha giustamente avallato l’avvicendamento del generale o da quella di Salvini?», chiede Stefano Graziano del Pd. Matteo Orfini rincara: «Chi deve difendere la nostra Repubblica non può esprimere idee in contrasto con la Costituzione. È abbastanza semplice, persino per Salvini». «Le decisioni adottate sono ineccepibili, le polemiche contro il ministro della Difesa per averle avallate sono senza senso», fa quadrato il predecessore Guerini.

I dem non si accontentano dell’avvicendamento, ma chiedono la rimozione del generale. Lui, in una nuova intervista al Corriere, non arretra: «La telefonata di Salvini mi ha fatto piacere. Come ogni volta che qualcuno mostra interesse per un servitore dello Stato». E ancora: «Nessun passo indietro. Rivendico il diritto di dire cosa penso, purché rimanga nel perimetro delle cose non perseguibili per legge. Le argomentazioni che porto evidentemente trovano una certa rispondenza nella maggioranza degli italiani». Con lui si schiera il Nuovo sindacato carabinieri, che chiede lo stop a sanzioni per i colleghi sanzionati per le loro esternazioni.

Dalla Lega arriva un altro endorsment a Vannacci: «Essere gay è contro natura e le razze esistono», si fa avanti il segretario del Carroccio di Modena Gugliemo Golinelli. Stessa linea per l’europarlamentare Susanna Ceccardi: «Mi trovo d’accordo col generale». E Salvini, per aggiungere un po’ di pepe, riapre la polemica con Tajani, che aveva espresso «schifo» per le posizioni di Afd e Le Pen: «Mille volte meglio una Marine Le Pen che una Europa governata dai socialisti o da Macron che vogliono le bistecche finte». Al povero Bignami tocca dire che «la sinistra sta goffamente cercando di dire che esisterebbero frizioni nel governo sul caso Vannacci…».

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