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Maysoon Majidi, il fratello espulso dalla Germania

Maysoon Majidi, il fratello espulso dalla Germania

Diritti Il tribunale della Libertà decide oggi se revocare gli arresti all’attivista curda

Pubblicato circa 3 ore faEdizione del 17 ottobre 2024

Espulso. A Rayan Majidi, fratello di Maysoon, le autorità tedesche hanno notificato un provvedimento che gli intima di allontanarsi immediatamente dal territorio. Il ragazzo dovrà uscire dai confini della Germania. In caso contrario sarà considerato clandestino. L’espulsione è stata disposta in applicazione del Regolamento di Dublino che per le domande di asilo determina con rapidità lo stato membro competente e prevede il trasferimento degli asilanti nel primo paese comunitario in cui sono entrati. Dunque l’Italia. Non c’è tregua per la famiglia curda Majidi, in fuga dalle persecuzioni del regime iraniano.

MAYSOON MAJIDI, regista, attivista, sceneggiatrice, è detenuta da ormai quasi un anno nelle carceri calabre, con l’accusa di essere la «capitana», cioè la scafista, della barca con la quale lei e altre decine di persone migranti, disperate, sono sbarcate a Crotone, il 31 dicembre 2023. La notizia dell’espulsione di Rayan, che era fuggito verso la Germania dopo l’arrivo in Calabria, ha suscitato preoccupazione nei familiari di Maysoon e nel comitato che ne chiede la liberazione. Il ragazzo dovrebbe testimoniare il 22 novembre in videoconferenza, dalla Germania, nella prossima udienza del processo a carico della sorella Maysoon, che si sta celebrando con giudizio immediato nel tribunale di Crotone. Il condizionale è d’obbligo alla luce del foglio di via.

I LEGALI DELLA FAMIGLIA hanno preannunciato ricorso contro l’espulsione. Sulla richiesta di annullamento o sostituzione della custodia cautelare di Maysoon con una misura meno afflittiva stamane si pronuncerà il tribunale della Libertà di Catanzaro. E si moltiplicano in queste ore le iniziative di sensibilizzazione. «La vicenda – spiega la Rete Free Maysoon – rappresenta la metafora di un Paese in balia di una deriva autoritaria e fascista che spende risorse ed energie giudiziarie per tenere sotto processo persone innocenti, in fuga da realtà complicate, o più spesso vittime della narrativa occidentale per cui l’Europa sia un paradiso democratico, mentre nella maggior parte dei casi diventa il loro nuovo inferno». Danno appuntamento per oggi alle 9 a piazza Matteotti a Catanzaro. Altre iniziative in programma per il 29 ottobre all’università di RomaTre e per lo steso giorno dalle 18 al Centro socio-culturale Ararat nel quartiere romano di Testaccio.

IN QUESTO KAFKIANO processo può anche capitare che il Riesame presso il Tribunale della Libertà di Catanzaro venga discusso a 100 giorni dalla presentazione del ricorso e ad appena due settimane dall’udienza di merito, quella del 5 novembre a Crotone, in cui dovrebbe essere emanata la sentenza. In barba al codice di procedura che disciplina i termini in cui il legislatore scandisce il procedimento. Che oltre a dover essere perentori (vale a dire previsti a pena di perdita di inefficacia della misura), risultano brevi, attesa la necessità di definire il prima possibile se la misura cautelare, suscettibile di comprimere diritti fondamentali, sia stata adottata in presenza di tutti i presupposti previsti (ad esempio limiti edittali dei reati per cui si procede, gravi indizi di colpevolezza, sussistenza delle esigenze cautelari, adeguatezza e proporzionalità della misura).

INVECE tra l’impugnazione dell’ordinanza cautelare e l’udienza di oggi è passata un’eternità tanto da quasi coincidere con la definizione del giudizio di merito, che essendo immediato ha avuto una accelerazione rispetto al rito ordinario. Entrando nello specifico, le esigenze cautelari parrebbero ormai non sussistere più, segnatamente il pericolo di fuga e l’inquinamento probatorio.

QUANTO ALLA FUGA, con la richiesta avanzata dalla difesa di domiciliari da scontarsi in una struttura della Presila crotonese, essa è scongiurata. Mentre sull’inquinamento probatorio, dal momento che l’istruttoria dell’accusa si è già esaurita, non si capisce quali prove a carico potrebbero essere inquinate. Circa i gravi indizi di colpevolezza, ormai è di dominio pubblico l’innocenza dell’imputata. Che però si trova da 10 mesi in carcere. Misteri di Calabria e misteri di questa giustizia capovolta. Che ha portato una giovane iraniana che cercava da noi il suo mondo libero a rischiare di crepare in prigione. Maysoon oggi non sarà in aula: le sue condizioni di salute si sono aggravate. Al ritorno dalla scorsa udienza del primo ottobre era svenuta. Benvenuta in Italia.

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