Gpa reato universale, l’«obbrobrio giuridico» è legge. Inapplicabile
Gestazione per altri Il Senato vara definitivamente il ddl Varchi che rende punibili le coppie italiane con figli nati all’estero da gestante volontaria. Avv. Francesca Re, dell'associazione Coscioni: «Il testo di legge viola il principio di legalità, articolo 25 della Costituzione, e le sue varie declinazioni tra cui il principio di colpevolezza».
Gestazione per altri Il Senato vara definitivamente il ddl Varchi che rende punibili le coppie italiane con figli nati all’estero da gestante volontaria. Avv. Francesca Re, dell'associazione Coscioni: «Il testo di legge viola il principio di legalità, articolo 25 della Costituzione, e le sue varie declinazioni tra cui il principio di colpevolezza».
In un’Aula del Senato che ha offerto agli studenti ospiti uno spettacolo di «esercizio del dogma» e «furore ideologico», come qualcuno l’ha definito, anziché cultura del confronto ed elaborazione del dubbio, tra interventi esagitati e urla che ricordavano la crociata anti Eluana Englaro, slogan del tipo «viva le donne» e «viva i bambini», e continui richiami delle presidenti di turno, è andata in onda ieri l’ultima fase dell’iter di approvazione del ddl Varchi. Con 84 voti a favore e 58 contrari è stato definitivamente approvato il testo, varato a luglio dalla Camera, che modifica l’articolo 12 della legge 40/2004 introducendo il reato di surrogazione di maternità se commesso, da cittadino italiano, anche all’estero.
EPPURE, ORA CHE la Gestazione per altri è diventato «reato universale» nel nostro piccolo Paese, come ha sempre voluto Giorgia Meloni, oltre ad aver permesso a Fratelli d’Italia di inserire nel suo portfolio un altro crimine-bandiera, nulla è cambiato nel grande mondo: in ben 66 Paesi (su 193 del pianeta) infatti la Gpa è legale e regolarizzata, sia nella forma solidaristica (per esempio: Olanda, Belgio, Danimarca, Repubblica Ceca, Grecia, Portogallo, Gran Bretagna, Ucraina, molti Stati degli Usa e Canada) che nella forma remunerata. È lì che continueranno a nascere – che lo voglia o no il governo italiano – figli di coppie etero (la maggioranza che ricorre a questo tipo di tecnica di fecondazione assistita) o omoaffettive, con l’aiuto di una donna gestante per altruismo o per denaro. Ma da ieri i genitori italiani – soprattutto le coppie gay maschili, più facilmente intercettabili da chi eventualmente dovrebbe interrogarli circa la modalità di nascita dei loro figli regolarmente registrati all’estero – potrebbero essere incriminati, una volta rientrati in patria, e potrebbero rischiare da tre mesi a due anni di carcere e una multa da 600.000 a un milione di euro.
TANTI MA NON SUFFICIENTI per rientrare tra quei reati, dal disvalore sociale condiviso e puniti con un minimo di pena edittale di 3 anni, per i quali il codice penale italiano prevede la perseguibilità anche se commessi all’estero, come la pedofilia, il terrorismo, il genocidio, ecc. Per derogare a questo principio generale, il ddl Varchi funge da legge speciale. Eppure, secondo molti giuristi e come riportato da una parte dei senatori dell’opposizione, la norma appena approvata è non soltanto incostituzionale e impugnabile davanti alle corti internazionali ma soprattutto inapplicabile. «Innanzitutto – spiega al manifesto l’avvocata Francesca Re dell’associazione Luca Coscioni – viola il principio di legalità, articolo 25 della Costituzione, e le sue varie declinazioni tra cui il principio di colpevolezza», configurata come volontà e coscienza di infrangere la legge. In sostanza, una condotta può essere punita anche se compiuta all’estero solo se non possono sorgere dubbi che sia reato (principio di doppia incriminazione), indipendentemente dalla modulazione delle pene. Motivo per il quale non regge il paragone, proposto in Aula dal senatore Zanettin (FI), con la pedofilia universalmente punita malgrado il limite della minore età sia diverso da Paese a Paese. «Ecco perché – continua l’avvocata Re – la Cassazione ha archiviato le poche azioni legali già aperte nei confronti di coppie che hanno usato la Gpa nei Paesi dove è legale, e che sono state sospettate di aver iniziato l’iter in Italia».
MA SE, IERI IN AULA, i senatori dell’opposizione sono apparsi compatti sul giudizio di «obbrobrio giuridico» con cui bollare la dimensione sovranazionale introdotta dal ddl Varchi (per Zanettin, la maggioranza non ha «mai parlato di reato universale»), molte sono invece le sfumature e i dubbi che attraversano il centrosinistra riguardo la Gpa. Tutto appiattito però dalla mancanza di un vero confronto parlamentare. «Un’occasione persa», per la dem Valeria Valente, personalmente contraria alla maternità surrogata. Per la pentastellata Elisa Pirro, «siamo al comunismo degli organi: io posso dare il rene, ma non posso prestare il mio utero, da donna libera, italiana». «E quindi è libertà, quella in cui il nostro corpo e la capacità procreativa diventano oggetto di uno scambio commerciale?», si chiede la dem Lorenzin che pure ha votato in linea con il suo partito.
IL DIBATTITO – se così si può definire – si è acceso fin dal mattino, quando sono state bocciate le pregiudiziali di costituzionalità presentate dall’opposizione. Molto si è parlato della Gpa come «lesiva della dignità e della libertà della donna e del nascituro». Particolarmente accaniti alcuni fratelli d’Italia come Lucio Malan che con grande pathos ha denunciato il «commercio di bambini» prodotto da certi «ricchi» che vogliono «ripristinare la schiavitù» delle donne. O altri come il senatore Berrino, certo che «il legame tra chi è partorito e chi partorisce è indissolubile» e che «la possibilità per le donne di avere figli è la cosa più alta che la natura ci ha dato».
Pd, Avs, M5S e Iv hanno invece posto l’accento sulla repressione dello sfruttamento e della coercizione della donna, chiedendo che la pratica della Gpa venga regolamentata anziché inutilmente vietata. E hanno individuato tre bersagli evidenti della legge: le persone nate da Gpa, alcune già adulte, penalizzate e stigmatizzate dall’irragionevole norma; le coppie gay maschili (e in generale «l’ideologia lgbtq», come ebbe a dire la stessa senatrice Carolina Varchi), e le donne considerate vittime. «Piccole, vulnerabili e incapaci, e quindi qualcun altro deve decidere per loro», come ha ben ribattuto Susanna Camusso: «Le donne – ha concluso la sindacalista – non vanno protette come afferma la destra. Alle donne va lasciato il diritto di scegliere. La verità è che la destra vuole che a decidere sia lo Stato etico».
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