Politica

Salvini ritrova la posa estremista ed evoca «gli inciuci» degli alleati

Matteo Salvini sulla Piazza Rossa di Mosca con una maglietta su PutinMatteo Salvini sulla Piazza Rossa di Mosca con una maglietta su Putin

Destre Il leader leghista prova a uscire dalle sabbie mobili. Meloni riflette sulla sua candidatura alle europee: ad aprile kermesse di Fdi a Pescara

Pubblicato 8 mesi faEdizione del 17 marzo 2024

All’angolo, in crisi di consensi e ormai in discussione pure all’interno della Lega, Matteo Salvini prova a reagire nella più classica delle (sue) maniere: attaccando a testa bassa tutto e tutti, nella speranza che la posa estremista possa tirarlo fuori dalle sabbie mobili.

E allora, a Milano dai giovani leghisti, il segretario ieri ha sfoggiato il meglio del suo repertorio. Contro Ursula von der Leyen, tanto per cominciare, e proprio del viaggio della presidente della Commissione Ue (e candidata del Ppe) in Egitto insieme a Giorgia Meloni, vero bersaglio del leghista.

L’avviso è esplicito: «Io spero nel centrodestra unito. Se qualcuno del centrodestra il 9 giugno preferirà la poltrona, la comodità, il politicamente corretto e l’inciucio coi socialisti, non farà un dispetto a Salvini e alla Lega, ma farà il male dell’Italia e degli italiani».

E giù di elenco delle «eurofollie», dalle misure ambientali e alla guerra in Ucraina: «Mi fanno paura i leader come Macron che parlano di guerra, la Lega lavora per la diplomazia e per la pace». Come, però, non è dato saperlo. O forse in realtà qualche sospetto più o meno fondato c’è.

Sabato prossimo, a Roma, Salvini parteciperà a un evento insieme agli altri leader europei del gruppo Identità, definiti come «gli unici che vogliono davvero cambiare l’Europa», da Le Pen all’olandese Wilders. «Vogliamo più libertà e meno Europa». E ancora: «Meno Europa, meno burocrazia, meno regole, meno direttive, meno divieti, meno immigrazione clandestina». Tutto questo per dire che «votare Lega non è come votare Fratelli d’Italia o Forza Italia». Minacce? Fino a un certo punto. «Governeremo fino alla fine della legislatura», sostiene Salvini.

Intanto, il 25 aprile, la Lega scenderà in piazza. Non contro il fascismo, che per il segretario non è un problema ma una categoria «vecchia e superata come il comunismo», ma «per la libertà minacciata da un’Europa che non fa niente contro l’immigrazione clandestina».

Meloni, in tutto questo, non si scompone, lascia sfogare l’alleato e ragiona sulla propria candidatura alle europee. Lei vorrebbe farlo, così come anche Tajani vorrebbe battere il ferro finché è caldo e investire sulla crescita di Forza Italia registrata sia in Sardegna sia in Abruzzo.

Ma di contro ci sono non pochi elementi, a partire proprio dalla palese contrarietà di Salvini, che teme di uscire dalle urne di giugno con le ossa rotte, ovvero con i consensi divorati dalle altre forze della coalizione: sarebbe il suo capolinea.

La decisione di Meloni, in ogni caso, non è attesa a brevissimo: dal 19 al 21 aprile, a Pescara, ci sarà una kermesse di FdI e con ogni probabilità sarà in quella sede che la premier farà sapere se intende o no correre per l’europarlamento.

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