Matteo Salvini le sta provando tutte per cercare di raddrizzare l’evento di sabato a Roma con l’ultradestra europea, che è partito sotto i peggiori auspici.

I big, a partire da Marine Le Pen, hanno dato forfait. E anche dentro la Lega sono pochi i parlamentari disposti a trattenersi anche il sabato a Roma (l’evento è agli studios di Tiburtina) per la kermesse. Di certo non ci saranno i governatori di Lombardia, Veneto e Friuli, Fontana, Zaia e Fedriga. E neppure il presidente della Camera Lorenzo Fontana.

Alla kermesse, dal titolo Winds of Change, come la celebre canzone degli Scorpions, dovrebbe partecipare il portoghese Andrè Ventura, fresco del successo del suo partito di estrema destra Chega in Portogallo, l’eurodeputato fiammingo Gerolf Annemans e l’austriaco Harald Vilimsky del Fpo.

Possibile la presenza del tedesco Rino Chrupalla di Afd. L’obiettivo del leader leghista è mettere a fuoco i temi della campagna per le europee, a partire dall’opposizione alle «follie estremiste green che mettono in ginocchio aziende lavoratori e famiglie» e alle «scelte europee che spalancano le porta all’immigrazione clandestina». Nel menù anche la consueta contrarietà alle decisioni dell’Ue.

Un menù che fatica a scaldare gli animi e non a caso Salvini ha convocato per oggi un consiglio federale ella Lega: per spronare i suoi a dare una mano per la riuscita dell’evento, cui dovrebbero partecipare i ministri leghisti. «L’isolamento di Salvini anche a livello internazionale ormai è evidente», tuona l’eurodeputato Toni Da Re, da poco espulso per insulti al leader. «O ha convocato l’evento di sabato con scarso preavviso, oppure vuol dire che il gruppo dell’estrema destra non lo riconosce più come leader: colpisce l’assenza di esponenti del Rassemblement National».

Ancora più duro l’ex ministro Roberto Castelli: «L’unica speranza per la Lega è che vada via Salvini, la leadership deve cambiare assolutamente: ormai la sua parabola è finita e dovrebbe farsi da parte, altrimenti la Lega è morta». «Salvini -prosegue Castelli- sta seguendo esattamente la parabola di Renzi: dopo un momento di grande innamoramento, oggi è aspramente criticato e lui non sa che pesci pigliare, sbatte di qua e di là cercando disperatamente un argomento che possa farlo tornare in auge, ma non lo trova, anche perché la gente ormai ha perso fiducia in lui».

Anche il governatore Fontana ammette che «c’è qualche malumore nel partito». «Ma sono convinto che con la realizzazione dei congressi tutto si possa tutto risolvere».