Il tentativo di Matteo Salvini di dare in pasto alla Bestia Iolanda Apostolico si sta rivelando un incredibile boomerang per il leader leghista. Almeno da un punto di vista formale: il carabiniere che nell’agosto del 2018 filmò la giudice alla manifestazione per lo sbarco dei migranti dalla Diciotti si sta trasformando in un’inchiesta giudiziaria vera e propria, con la procura di Catania che ha aperto un’inchiesta parallela a quella di Roma, nata in seguito a un esposto dei Verdi.

L’Arma, intanto, fa sapere che ogni eventuale azione disciplinare nei confronti dell’uomo con la telecamera si aprirà soltanto quando l’inchiesta giudiziaria sarà in una fase più avanzata di quella attuale: al momento infatti non ci sarebbero indagati né ipotesi di reato. In ogni caso, la questione sul come e sul perché l’attuale ministro delle Infrastrutture abbia ricevuto un filmato girato da un carabiniere resta in piedi, e apre inquietanti scenari di dossieraggio ai danni di una giudice.

Ad alimentare la confusione intorno alla vicenda è arrivato però il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che denuncia un presunto «pregiudizio verso le questure e il sistema di polizia» nonostante il video non sia stato dato «da chi legittimamente monitora le manifestazioni pubbliche a scopi che sono quelli di avere un panorama di informazioni che deve essere utilizzato secondo la legge». Resta il fatto che un carabiniere ha dichiarato di averlo girato lui quel video, senza mai allegarlo «ad atti interni o a informative all’autorità giudiziaria» e «senza alcuna finalità». O forse la finalità è spuntata fuori solo cinque anni dopo, quando la propaganda governativa ha avuto bisogno di una mano.

LA SETTIMANA PROSSIMA, comunque, la prima commissione del Csm prenderà in esame la richiesta presentata da 13 consiglieri togati di aprire una pratica a tutela di Apostolico, il cui linciaggio è da consideraere come «una grave delegittimazione della magistratura»: serviranno quattro voti (su sei) per portare il tutto davanti al plenum e l’obiettivo appare alla portata. Tre dei proponenti si esprimeranno di certo a favore e il quarto voto potrebbe arrivare dal laico del M5s Michele Papa.

Da Catania arriva pure un inaspettato nuovo appoggio ad Apostolico: nel giorno del suo insediamento a procuratore generale, Carmelo Zuccaro – che nell’estate del 2019 si guadagnò l’appellativo di «pm anti ong» per le inchieste che aveva aperto sui salvataggi in mare – ha in qualche modo preso le difese della sua collega. «Qualunque linciaggio è sempre da deprecare – ha detto -, quindi immagini se posso approvare il linciaggio nei confronti di un magistrato che fa il proprio dovere. Per quanto riguarda il video che la riprende sono aspetti sui quali, se dovessi essere investito, non posso anticipare dei giudizi». E poi: «Che nessuno attacchi la magistratura quando esercita le sue funzioni. Si può anche dissentire, pensarla in maniera diversa, ma un’altra cosa è il sindacato sulla magistratura che non può essere fatto sui giornali, altrimenti perdiamo tutti se dovesse accadere». È così, con parole di semplice buonsenso, che viene giù quello che qualche estate fa sembrava un totem della narrazione leghista, che però, per il resto, sui social network sembra godere di ottima salute.

I POST contro Apostolico – e contro «i giudici» in generale – continuano ad essere numerosissimi, e, dopo il rilancio dell’eurodeputata Susanna Ceccardi è tornata di moda anche la vecchia storia di Guido Gianni, il gioielliere che nel 2008 sparò e uccise due banditi, ferendone anche un terzo. Condannato a 12 anni e 4 mesi, la leghista Ceccardi ha fatto notare che la sentenza era stata emessa da Apostolico e che questa sarebbe l’indiscutibile prova del suo accanimento contro Salvini, che tanto si è speso per allargare le maglie della legittima difesa.

Va da sé che la faccenda non è stata raccontata per intero dagli agit prop della destra: Gianni, come provato da una perizia balistica, sparò mentre i rapinatori erano già in fuga, circostanza che nessun sistema giudiziario del mondo farebbe rientrare nella legittima difesa. Infatti la sentenza di Apostolico è stata confermata prima in Appello e poi in Cassazione.