Salvetti (ex Gkn): “Intervento pubblico per reindustrializzare e non licenziare”
Intervista Ad un mese dalla chiusura della fabbrica di Campi Bisenzio con il (ri)licenziamento di 180 lavoratori, il delegato sindacale chiama le istituzioni, a tutti i livelli, ad intervenire per non cancellare l'ennesima realtà industriale. A partire da questo fine settimana e per tutto dicembre nuove iniziative a sostegno della resistenza operaia.
Intervista Ad un mese dalla chiusura della fabbrica di Campi Bisenzio con il (ri)licenziamento di 180 lavoratori, il delegato sindacale chiama le istituzioni, a tutti i livelli, ad intervenire per non cancellare l'ennesima realtà industriale. A partire da questo fine settimana e per tutto dicembre nuove iniziative a sostegno della resistenza operaia.
Dopo due anni e mezzo di lotte, la vertenza Gkn è a un passo da un nuovo, potenziale epilogo negativo. Il primo gennaio 2024 la fabbrica di Campi Bisenzio cesserà di esistere e i 180 lavoratori rimasti saranno (ri)licenziati. Esiste un piano di riconversione industriale, elaborato dagli operai, per produrre pannelli fotovoltaici e cargobike. Ma ha bisogno di un intervento pubblico, a tutti i livelli, che invece manca.
– Dario Salvetti, il governo Meloni anche di voi non si occupa. Ma gli enti locali, a partire dalla Regione Toscana, che stanno facendo? Eppure a parole sono stati tutti al vostro fianco.
“Continueremo a spingere il piano industriale fino all’ultimo giorno e il più possibile. Ma senza un intervento pubblico, sia per quel che riguarda lo stop ai licenziamenti che per rilevare lo stabilimento, tutto diventa più difficile. Perché senza intervento pubblico non c’è reindustrializzazione, e senza reindustrializzazione non si fermano i licenziamenti”.
– Che fine farà la fabbrica?
“Sullo stabilimento ci sono due possibilità: o è già stato venduto, cosa di cui non siamo a conoscenza e che avremmo il diritto di sapere, oppure si cerca un acquirente. In questo caso i licenziamenti servono a facilitare, e massimizzare, una operazione immobiliare”.
– C’è un’alternativa ai licenziamenti?
“Noi abbiamo avuto una cassa integrazione in deroga senza causale, e questo ci lascia la possibilità di avere una normale cassa integrazione, se ci fosse davvero la volontà politica di reindustrializzare. Se invece questa volontà non c’è, allora siamo di fronte al completamento della delocalizzazione avviata il 7 luglio 2021. Con oltre al danno la beffa, visto che si cerca di avviare una speculazione immobiliare in un territorio sconvolto da un’alluvione provocata non soltanto dagli stravolgimenti climatici ma anche dalla cementificazione. Un doppio crimine sociale”.
– State organizzando tante iniziative, da venerdì e domenica ci sarà l’evento ‘Saremo Coro’ e un’assemblea nazionale, poi un nuovo ‘Insorgiamo Tour ‘ fra Padova, Torino, Bologna, Roma, Milano, Bilbao e Barcellona (info su www.insorgiamo.org).
“Nella convergenza con tante realtà operaie che si trovano nella nostra situazione, abbiamo saputo che in Francia c’è stata una iniziativa del genere, con cori arrivati da tutta Europa. Allora abbiamo deciso di replicare con questo evento fortemente partigiano, popolare e resistente, chiamando ad ‘essere coro’ così come in fondo è questa lotta. Poi andremo avanti con altre iniziative insieme a tutte e tutti quelli che hanno difeso Gkn dal 7 luglio 2021, a partire dalle tante realtà solidali di questo territorio. Lo faremo fino alla notte del 31 dicembre, quando saremo licenziati per la seconda volta, invitando chiunque voglia a stare insieme a noi. Così daremo anche una risposta al problema, generale, di dove passare la sera di san Silvestro…”.
– Ormai è appurato, lo avevate denunciato e anche una recente inchiesta di Irpimedia lo conferma, che c’era un piano predefinito di Melrose-Gkn per smantellare la fabbrica, nonostante non fosse in crisi e con una produzione, quella di semiassi, di cui ci sarà sempre bisogno. Possibile che in una situazione del genere il pubblico non aiuti la ripresa di processi produttivi?
“Se il pubblico non è in grado di affrontare e risolvere problemi come le delocalizzazioni e le reindustrializzazioni, allora smetta di convocare tavoli. Cosa che del resto ha fatto questo governo che pure si dichiara retoricamente nazionalista e sovranista, dimensioni peraltro molto lontane da noi, ma che alla resa dei conti non è in grado di far fronte a problemi del genere. Poi è chiaro che si va verso un disimpegno di Stellantis dall’Italia, ce n’eravamo accorti già prima di essere chiusi dalla sera alla mattina con una mail, ora se ne stanno rendendo conto in tanti. Siamo stati la punta dell’iceberg, di un macrofenomeno che da un capo all’altro di questo paese sta impoverendo i territori e facendo deserto industriale. E’ a questo che resistiamo, non solo per non essere cancellati nel nome di una probabile speculazione immobiliare. Per questo continuiamo a batterci per una fabbrica socialmente integrata, a disposizione del territorio che l’ha difesa e della riconversione ecologica, simbolo che ‘noi’ possiamo e che ‘loro’ non vincono sempre”.
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