È salito a 86 il numero di cadaveri recuperati dopo il naufragio di Steccato di Cutro. Gli ultimi cinque sono stati trovati ieri dai sommozzatori della guardia costiera. Tre sono di adulti. Due di bambini, un maschio e una femmina. Erano ad alcuni chilometri dalla spiaggia del disastro. Le ricerche continueranno anche nei prossimi giorni.

Intanto ieri la procura ha dato finalmente il via libera al prelievo del Dna dai familiari. Un’operazione necessaria a tentare di assegnare nome e cognome ai corpi delle persone ancora disperse che potrebbero riaffiorare successivamente. Anche perché, due settimane dopo la strage, i corpi che continuano a riemergere sono diventati praticamente irriconoscibili e poi i parenti hanno bisogno di rientrare nelle loro case.

Prima però alcuni di loro incontreranno la premier Giorgia Meloni. La visita è prevista per oggi a Palazzo Chigi. I familiari che hanno deciso di accettare l’invito del governo, nonostante un’iniziale contrarietà manifestata nel corteo di sabato scorso, dovrebbero partire da Crotone questa mattina e rientrarci verso ora di pranzo. In totale dovrebbero essere 37. Non è ancora chiaro se la scelta di accettare l’invito sia stata condivisa all’unanimità o solo da una parte delle persone interessate. A dialogare con il governo saranno due portavoce.

«Chiediamo soprattutto di continuare a cercare chi è ancora disperso e di realizzare dei corridoi umanitari per salvare chi è perseguitato», ha fatto sapere Mohammad Haroon Faizi illustrando le principali richieste che saranno portate a Palazzo Chigi. Il ragazzo, afghano, è in Italia dal 2016 e nel naufragio ha perso suocera e cognato.

Altri punti di cui vuole discutere la delegazione sono la semplificazione dei ricongiungimenti familiari, in modo da rendere più facile l’arrivo in Italia, e la semplificazione delle procedure per i sopravvissuti al naufragio che sperano di raggiungere i parenti che vivono in altri pesi europei. Su questo la Germania ha dato disponibilità ad accogliere alcuni migranti.

Altro naufragio, altri superstiti. A Pozzallo i 17 ragazzi del Bangladesh, sui 47 partiti da Tobruk, riusciti a scampare alla morte domenica mattina nelle acque internazionali tra Libia, Malta e Italia hanno incontrato per la seconda volta gli psicologi di Medici Senza Frontiere. Al racconto drammatico della traversata hanno aggiunto quello dell’attesa a terra in Cirenaica, nelle mani dei trafficanti. «Sono rimasti due mesi rinchiusi in una stanza, senza vedere la luce. Poi un giorno sono stati portati sulla spiaggia e costretti a salire sulla barca sotto la minaccia delle armi», afferma Marina Castellano, responsabile dell’intervento di Msf.