Alle elezioni presidenziali in Russia che si terranno a marzo del 2024, non potrà più correre l’ex giornalista Ekaterina Duntsova che aveva fatto del cessate il fuoco con l’Ucraina il suo cavallo di battaglia. Secondo la Commissione elettorale centrale (Cec) russa, infatti, vi sarebbero «errori nei documenti» presentati da Duntsova e quindi la sua candidatura sarebbe irricevibile. Nello specifico, riferisce la testata indipendente Meduza, «i documenti non contenevano un protocollo certificato della riunione del gruppo e contenevano altri errori formali, come l’errata ortografia del patronimico di uno dei partecipanti alla riunione sulla nomina di Duntzova».

È INVECE giunta una conferma dal congresso del Partito comunista della Federazione russa che si è svolto ieri. I militanti, riuniti a Rozhdestveno, nella regione di Mosca, hanno confermato con una votazione a «stragrande maggioranza» Nikolai Kharitonov quale sfidante di Vladimir Putin. Kharitonov era già stato nominato dal partito come rappresentante alle elezioni presidenziali del 2004 e si era classificato al secondo posto, ottenendo il 13,6% dei voti totali. Nella stessa tornata elettorale Putin aveva vinto con il 71,3%. Il leader del Partito comunista russo, Gennady Zyuganov, ha dichiarato al termine della votazione che si occuperà personalmente di dirigere il comitato elettorale centrale del candidato Kharitonov. Quest’ultimo, dal canto suo ha dichiarato di aspettarsi almeno la seconda posizione. «Non importa quante volte i rappresentanti del nostro partito si siano presentati alle elezioni parlamentari e presidenziali» ha detto Kharitonov, «hanno sempre ottenuto almeno un secondo posto». Kharitonov è membro della Duma di stato la camera bassa russa) dal 1993 ed è l’attuale capo della Commissione per lo Sviluppo dell’Estremo Oriente e dell’Artico.

AL MOMENTO, secondo il capo della Cec, Ella Pamfilova, il numero di candidati alle prossime elezioni presidenziali è già arrivato a 29. La trentesima, ovvero la Duntsova è stata esclusa ieri durante una riunione che teoricamente avrebbe dovuto essere trasmessa in diretta online, ma che poi a causa di problemi tecnici non è andata in onda correttamente. Ad ogni modo, ci sono ancora 3 giorni per presentare i documenti da parte dei candidati auto-nominati alle prossime presidenziali, che si terranno dal 15 al 17 marzo. Secondo la legge russa, i candidati auto-nominati devono essere sostenuti in una riunione, notificata per tempo alla Cec, di un gruppo di elettori. I partiti politici, invece, possono nominare i candidati durante i congressi. Mentre per i candidati dei partiti parlamentari non sussiste l’obbligo della raccolta di firme. Per questi ultimi, inoltre, i tempi di candidatura sono estesi fino al 1° gennaio.

AD OGNI MODO, analisti e studiosi concordano sul fatto che non ci sarà alcuna sfida reale: Vladimir Putin ha già la riconferma in tasca. In quest’ottica assumono molto più valore le sue mosse pre-elettorali poiché restituiscono abbastanza fedelmente l’impostazione che il capo di stato russo intende dare al futuro mandato. Alcuni ritengono che la sparizione improvvisa di Aleksei Navalny nel trasferimento da un carcere all’altro sia un modo per mettere a tacere un possibile oppositore, ma al momento sembra estremamente difficile che un Navalny malato e indebolito possa indebolire il leader del Cremlino. Lo stesso, che secondo alcune indiscrezioni pubblicate dal New York Times ieri, avrebbe «segnalato silenziosamente», tramite canali non ufficiali, di essere pronto a un cessate il fuoco in Ucraina. La testata statunitense cita alcune fonti secondo le quali sarebbe già da due mesi che Putin avrebbe lanciato dei messaggi in tal senso. La ragione alla base di quest’apertura sarebbe la volontà di congelare i fronti allo stato attuale e di riorganizzare le truppe per il futuro prossimo, magari sperando nell’abbandono dell’Ucraina da parte dell’Occidente.

UN ALTRO GIORNALE Usa, il Wall street journal, torna invece sulla morte del capo della Wagner, Evgeny Prigozhin, e accusa direttamente il braccio destro di Putin e segretario del Consiglio di sicurezza russo, Nikolai Patrushev. «Pulp Fiction» hanno ironizzato dal Cremlino a proposito di tale ricostruzione, ma al momento non si ha ancora nessuno sviluppo nell’indagine che il 23 agosto scorso portò alla morte di Prigozhin e del suo stato maggiore.