La Duma ha approvato all’unanimità l’uscita della Russia dal Trattato per il bando totale ai test nucleari, a cui Mosca ha aderito nel 2000. La decisione dovrà essere approvata anche dal Senato russo, poi mancherà solo la firma del presidente Putin. I dirigenti russi hanno spiegato la decisione con la reciprocità nei confronti degli Stati uniti. «Il nostro voto è una risposta agli Usa per l’atteggiamento immorale verso le proprie responsabilità nel mantenimento della sicurezza globale» ha detto il presidente della Duma Vyacheslav Volodin. Washington, infatti, ha aderito al Trattato nel 1996 ma non lo ha mai ratificato.

La decisione di Mosca non ha reali conseguenze pratiche. Dal 1996 il Trattato è stato firmato da oltre 180 Paesi membri delle Nazioni unite ma non è mai entrato in vigore. Per la validità occorre la ratifica di tutti i 44 Stati che dispongono delle tecnologie nucleari e ne mancano ancora 8. Oltre agli Usa, anche Cina, Egitto, Israele e Iran devono ancora procedere. India, Pakistan e Corea del Nord non lo hanno nemmeno firmato. Dunque, anche un’eventuale violazione al momento non prevede sanzioni internazionali. In campo diplomatico, non si ritiene che il Trattato entrerà in vigore in tempi brevi.

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I dirigenti russi hanno dichiarato che Mosca non intende compiere test , almeno finché non lo faranno gli Usa. Ma il voto della Duma rappresenta un segnale che il disarmo nucleare non è all’ordine del giorno. Altro segnale: il presidente russo Putin, in Cina per il forum della Belt and Road Initiative (il programma di cooperazione internazionale con cui Pechino sta estendendo la sua area di influenza), ieri si è fatto riprendere con la «valigetta nucleare» ben in vista. E il mese scorso la Cnn ha pubblicato foto satellitari che dimostrerebbero un aumento di attività nei siti di test di Russia, Cina e Usa.

Dal 2000 a oggi nessun Paese oltre alla Corea del Nord ha condotto esperimenti nucleari. Gli Usa però da anni effettuano test di potenza ridotta definiti «subcritici» e non formalmente vietati dal Ctbt. Da senatore, Joe Biden era stato tra i più accesi fautori della ratifica del trattato proposta da Clinton nel 1999 e bocciata dal Senato a maggioranza repubblicana. Durante la sua amministrazione, tuttavia, ha ribadito che i test statunitensi proseguiranno anche negli anni futuri.