Dall’atomica alle balene
Intervista Parla Robert Floyd, segretario esecutivo dell’Organizzazione viennese per il trattato sul bando ai test nucleari: «Con i sensori che rilevano gli esperimenti, registriamo anche i canti dei cetacei»
Intervista Parla Robert Floyd, segretario esecutivo dell’Organizzazione viennese per il trattato sul bando ai test nucleari: «Con i sensori che rilevano gli esperimenti, registriamo anche i canti dei cetacei»
Australiano e con un passato da biologo accademico, dal 2021 Robert Floyd è il segretario esecutivo dell’Organizzazione per il trattato sul bando totale ai test nucleari (Ctbt) che a sede a Vienna. Il Trattato esiste dal 1996 ma non è mai entrato in vigore perché Usa, Cina, India, Pakistan e pochi altre potenze nucleari non lo hanno ancora ratificato.
Ma durante il mandato di Floyd il numero di adesioni è cresciuto ancora e adesso gli Stati Onu che hanno firmato il Trattato sono 186 su 193, con ben sei nuove adesioni e ratifiche arrivate tra 2022 e 2023. Negli ultimi anni sono aumentate le ricadute scientifiche delle attività legate al monitoraggio dei test nucleari in campi molto diversi da quello militare, grazie alle oltre trecento stazioni di monitoraggio acustico, sismologico e radiologico che raccolgono dati ambientali 24 ore su 24 provenienti dalla crosta terrestre, dagli oceani e dall’atmosfera.
È stato forse questo l’aspetto più interessante della conferenza scientifica che l’Organizzazione ha convocato nel palazzo di Hofburg, al centro della capitale austriaca. Tra gli stucchi e gli arazzi appartenuti appartenuti alla principessa Sissi, Floyd risponde alle domande del manifesto.
Che giudizio dà di questo incontro?
Oltre le nostre aspettative. Innanzitutto, abbiamo registrato oltre duemila presenze, persone provenienti da diverse discipline che cercano di capire come contribuire a individuare esperimenti nucleari in tutto il mondo, nel sottosuolo, sott’acqua o nell’aria. Anche il numero di giovani presenti è particolarmente incoraggiante. Sono poi felice che il 50% dei relatori sia di sesso femminile.
A Vienna è arrivata l’adesione al Trattato della Somalia. Allo stesso tempo, i media parlano di un nuovo dispiegamento di armi nucleari nel teatro di guerra ucraino e altrove. Quanto è oggi tenuto in considerazione il Trattato sul bando ai test nucleari?
Ci sono diverse nubi minacciose all’orizzonte nel panorama della non proliferazione e del disarmo nucleare, che si tratti di minacce dell’uso di armi, di ulteriori test o anche di immagazzinamento di uranio altamente arricchito per vari scopi. Ma dal punto di vista del Ctbt osservo un crescente interesse per questo trattato, testimoniato dalla ratifica da parte di sei Paesi l’anno scorso e forse da altri quattro o cinque quest’anno. La situazione internazionale sta aumentando la determinazione di un maggior numero di Stati affinché il Trattato sul bando ai test nucleari sia universalmente condiviso.
La Russia è tra i Paesi che hanno da tempo firmato e ratificato il Trattato, ma sta spostando le sue testate ai confini con l’Ucraina. Come valuta la collaborazione russa sul bando ai test?
La Federazione russa è si è impegnata pienamente in questo trattato per molto tempo. È responsabile di un numero molto elevato di stazioni del sistema di monitoraggio internazionale all’interno del proprio territorio. Al momento, sul loro territorio rimane solo una stazione da installare (il Trattato prevede l’installazione di 337 stazioni dedicate di monitoraggio degli esperimenti nucleari su tutto il pianeta, ndr), che entro il prossimo anno potrebbe essere installata e operativa. Gli operatori delle stazioni russe sono molto ben addestrati e si lavora affinché continuino a operare con un alto grado di affidabilità e di eccellenza.
La Federazione russa ha inoltre sviluppato diverse tecnologie che intende integrare nel sistema di monitoraggio internazionale. E questa è un’espressione del loro impegno a lavorare con tutti i nostri Stati firmatari come partner.
Ci possiamo fidare dei russi nel monitoraggio dei test nucleari?
I dati raccolti delle stazioni russe sono certificati da noi e a questo scopo devono rispettare i nostri standard. Vengono protetti e trasmessi in base ai nostri accordi sulla sicurezza. Nella Federazione Russa così come in qualsiasi altro Paese.
La rete di monitoraggio del Trattato si sta rivelando una grande fonte di dati scientifici al di là del campo del monitoraggio militare. Quali citerebbe tra i più rilevanti?
Il testo del trattato prevede che i dati raccolti dal sistema di monitoraggio internazionale possano essere utilizzati per altri scopi civili e scientifici. Sono molto felice che chi ha scritto il testo vi abbia inserito queste parole. Come scienziato queste applicazioni mi emozionano molto. Alcune sono incredibilmente importanti. Ad esempio, la fisica della trasmissione delle onde nell’oceano utilizzate dal nostro monitoraggio dipende dalla temperatura. Quindi i nostri segnali idroacustici possono essere utilizzati per monitorare i cambiamenti della temperatura del mare. Ma sono biologo ci sono anche altre applicazioni che mi stanno a cuore.
Quali, ad esempio?
Le nostre stazioni idroacustiche ascoltano tutti i suoni dell’oceano. E una delle cose che captano è il canto delle balene. Come quelli degli uccelli, ogni specie di balena ha il suo canto caratteristico. I biologi che studiano le balene hanno avuto accesso ai nostri dati per analizzarli e studiare le popolazioni dei cetacei. In questo modo nell’Oceano Indiano hanno identificato una serie di canti che non corrispondevano ad altri canti di specie conosciute. I nostri esperti sono in grado di individuare facilmente da dove arrivano i suoni. E così, nella regione dell’arcipelago di Chagos, quasi duemila chilometri a sud dell’India, è stata scoperta una nuova sottospecie di balena. Da biologo lo ritengo davvero sorprendente, ma non è tutto.
Cos’altro abbiamo scoperto sulle balene?
Abbiamo scoperto che i loro canti nell’Oceano indiano nel tempo stanno cambiando tonalità. In altre parole, la tonalità dei canti si sta abbassando verso le note più basse. Non conosciamo il motivo di questo cambiamento. Però ora disponiamo di un indicatore: qualcosa si sta trasformando nelle popolazioni di questi animali. Potrebbe dipendere dallo stress, magari derivato dal crescente numero di imbarcazioni pesanti che attraversano l’Oceano indiano e che fanno molto rumore infastidendo le balene. Ma lo stress potrebbe essere anche legato alla temperatura, e forse questo è un segnale di allarme precoce per noi su uno stress da cambiamento climatico che potrebbe essere avvertito dai cetacei.
L’Italia ha una lunga tradizione nel monitoraggio sismologico e ospita il centro di allerta Tsunami per Mediterraneo. Che ruolo svolge l’Italia all’interno del Ctbt?
Ho visitato recentemente il vostro centro dati nazionale a Roma. Devo dire che i colleghi italiani che fanno parte della nostra rete globale sono incredibilmente impegnati, competenti e in grado di fare un lavoro eccellente. Non solo, avete anche una delle nostre stazioni di monitoraggio in Sicilia e uno dei laboratori di analisi sui radionuclidi a Roma. L’Italia è un forte sostenitore del sistema di monitoraggio internazionale, ma il suo ruolo non si ferma qui. L’Italia contribuisce in modo estremamente generoso, su base volontaria, ai costi aggiuntivi dell’intera rete del sistema di monitoraggio internazionale. E contribuisce alla creazione di alcune stazioni in altre parti del mondo, dove le risorse degli altri Paesi non riescono a coprire tutti i costi. Ciò che contraddistingue l’Italia nella lotta per il disarmo è la sua generosità.
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