Romain Descendre e Jean-Claude Zancarini, prigionia, musica, politica: un Gramsci d’oltralpe
Editoria francese «L’oeuvre-vie d’Antonio Gramsci», da La Découverte
Editoria francese «L’oeuvre-vie d’Antonio Gramsci», da La Découverte
Nel progettare e dare alle stampe un volume che non solo testimonia la vivacità degli studi gramsciani d’oltralpe, ma ne rappresenta uno dei frutti più maturi, Romain Descendre e Jean-Claude Zancarini si sono dati un ambizioso obiettivo: «Volevamo scrivere il libro su Gramsci che avevamo cercato invano in una sterminata bibliografia».
Non è un caso che L’oeuvre-vie d’Antonio Gramsci (La Découverte, pp. 576, € 27,00) sia stato pensato in Francia, dove la produzione editoriale del politico italiano costituisce un capitolo significativo della cultura europea della seconda metà del Novecento: la sua fortuna nell’ultimo quindicennio è stata ravvivata da una nuova stagione di studi di cui Descendre e Zancarini sono importanti esponenti.
Entrambi, dal 2012, dirigono presso l’École normale supérieure di Lione il seminario, sviluppato in più anni, Lire les «Cahiers de prison», che ha avuto come primo scopo il confronto con i più recenti studi italiani e in particolare quelli nati nell’ambito dei lavori dell’Edizione nazionale degli scritti di Gramsci, ai quali, come i due autori riconoscono, il libro deve molto. A questo proposito, non sorprende che un intero paragrafo sia dedicato all’«interesse molto forte» di Gramsci per la musica; una «scoperta», si precisa, frutto delle recenti attribuzioni di molti articoli musicali non firmati comparsi tra il 1916 e il 1919 sotto la rubrica «Teatri» dell’edizione torinese dell’«Avanti!».
La mole del libro è pienamente giustificata non solo dalla complessità della figura e del pensiero di Gramsci ma anche dalle numerose fonti con cui i due autori si sono confrontati: da una parte, le diverse edizioni di scritti e di corrispondenza gramsciana; dall’altra la vasta bibliografia critica, comprensiva delle numerose e spesso contraddittorie testimonianze.
Efficace si è rivelata la scelta di tripartire il libro seguendo cronologicamente le macrofasi della biografia di Gramsci: la formazione a Torino tra il 1911 e il 1919; il periodo della «militanza rivoluzionaria», dal 1919 al 1926; la lunga prigionia fino alla morte, nell’aprile 1937. Una suddivisione che consente agli autori di ripercorrere in maniera organica e sistematica (attraverso la filologia e la storia, le letture politiche e filosofiche) sia le diverse tappe della vita del dirigente comunista sia il «ritmo» del suo «pensiero in sviluppo». Nell’uno e nell’altro caso gli autori non perdono mai di vista i mutamenti politici innescati dalla situazione mondiale dopo la Grande Guerra.
Il tornante della Rivoluzione russa, le discontinue posizioni dell’Internazionale comunista, la presa del potere da parte del fascismo, la mutevole situazione europea e mondiale costituiscono dunque la cornice storica fuori dalla quale, secondo gli autori, non sarebbe possibile comprendere il significato più profondo degli scritti di Gramsci e della sua originale lettura del marxismo.
Ancor più, fuori da quella cornice non sarebbe possibile illuminare le scelte politiche di Gramsci, le sue relazioni, le sue interazioni con gli eventi che incidono e condizionano la sua esistenza: l’adesione al socialismo, la lunga e intensa attività giornalistica, il contributo alla nascita del Pcd’I, l’esperienza nell’Internazionale comunista e la designazione a segretario del partito italiano, l’elezione a deputato, l’arresto e la drammatica esperienza della prigionia, accompagnata dalla solitudine familiare, dalla frattura politica con i compagni e dalle vicende legate ai tormentati tentativi di liberazione che mettono Gramsci a dura prova.
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