Italia

Roma, la street parade per urlare: «Basta pagare il fossile»

Roma, la street parade per urlare: «Basta pagare il fossile»Manifestazione contro il settore fossile – Ap

In contemporanea con Londra e New York Giornata mondiale della Terra, nella Capitale interventi e dj set contro «La fine del mondo». Appuntamento alle 12 a piazzale Ostiense per dire no «all’inazione climatica»

Pubblicato più di un anno faEdizione del 22 aprile 2023

Con «La fine del mondo» street parade oggi a Roma verrà ricordata la Giornata mondiale della Terra. A organizzare l’iniziativa la coalizione «Non paghiamo il fossile» a cui aderiscono Ultima Generazione, Scientist Rebellion, Cambiare Rotta, QuestaèRoma, Extinction Rebellion, Rete Ecosocialista e Giovan* Comunist*. Obiettivo della manifestazione: «Usare musica e ballo come forma di protesta contro l’inazione climatica e la repressione di ogni forma di dissenso».

La street parade è stata organizzata in collaborazione con Rave Revolution e si svolge in contemporanea con Londra e New York, un solo messaggio per i tre governi: «Fermare il collasso dell’ecosistema». L’appuntamento a Roma è alle 12 a piazzale Ostiense da dove partirà il corteo che si fermerà a piazza di Porta San Giovanni. Sono previsti interventi dal vivo alternati ai set dei dj Nori Sound, Lookadub, Bad Asteroid, Noah.tekno, Gm73tekno, Hot machine23 e Saverio Navari.

«Vogliamo creare un evento inclusivo – spiegano gli organizzatori – a cui possano partecipare migliaia di persone che ballano per le strade di Roma. Una dimostrazione pacifica che porti la voce della cittadinanza. Un evento grande, rumoroso, uno spazio nel quale realtà diverse e persone non politicizzate possano ritrovarsi per portare avanti la stessa richiesta. Un evento molto partecipato che eserciti una pressione forte sull’esecutivo».

E ancora: «È ormai chiaro che i leader politici e imprenditoriali non hanno né il coraggio, né la visione necessaria per attuare i cambiamenti necessari. L’appello della comunità scientifica a ridurre le emissioni di gas climalteranti è cominciato decine di anni fa. Eppure i governi di tutto il mondo hanno incrementato anno dopo anno l’uso dei combustibili fossili e, di conseguenza, le emissioni. Oggi assistiamo al collasso del nostro ecosistema: siccità, alluvioni, perdita di raccolti sempre maggiore, ghiacciai che si sciolgono. Le persone a cui abbiamo finora delegato il nostro potere hanno fallito e hanno tradito ogni legge morale di tutela e rispetto per la vita a favore del profitto delle élite che si arricchiscono esponenzialmente ogni anno».

La richiesta della campagna «Non paghiamo il fossile»: eliminare i sussidi pubblici al settore fossile per allineare ai bisogni reali dei cittadini italiani, anziché agli interessi delle grandi industrie, gli investimenti che lo Stato fa con i soldi dei contribuenti. «In Italia – sottolineano ancora – nel 2021 sono stati 41,8 i miliardi a questo ambito. Lo stesso anno una famiglia su dieci non poteva pagare le bollette del gas. Questo vuol dire che non solo non si rispettano gli accordi presi per rientrare negli obbiettivi sottoscritti, ma in più si investono miliardi di euro pubblici ogni anno per finanziare i combustibili fossili». La richiesta di Rave Revolution è sostituire il Gdp (Gross domestic product cioè l’indice Pil) con il Gpi (Genuine Progress Indicator) per avere un indicatore economico che includa anche gli aspetti sociali e ambientali.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento