Dopo una falsa partenza (il film di apertura Tirailleurs, secondo lungometraggio del regista francese Mathieu Vadepied, molto più che trascurabile), Un Certain Regard recupera giri offrendo al pubblico di accreditati dosi elevate di adrenalina, velocità e rabbia giovanile sparata sullo schermo a tutto gas. Rodeo, opera prima molto à la page della regista parigina Lola Quivoron, ha l’energia giusta per farsi notare, per uscire dal mucchio e magari ambire alla Camera d’Or, agognato premio al migliore esordio trasversale a tutte le sezioni del festival. La protagonista del film è Julia – Julie Ledru, pure lei esordiente e col volto giusto, non eccessivamente bella, ma bella, e magnetica almeno quanto ruvida – ragazza ribelle di una cité nei pressi di Bordeaux, appassionata di motori e con un talento speciale. Se la Alexia di Titane era attratta dalle automobili in senso erotico, Julie ama invece le motociclette come strumento di riscatto sociale.

LA SUA ABILITÀ consiste nel rispondere agli annunci di venditori privati e, fingendosi interessata all’acquisto, finire per perdersi sulla linea dell’orizzonte sfrecciando via come un’amazzone (il titolo Rodeo non è evidentemente l’unico richiamo al genere western presente nel film). Ma la passione di Julie per l’enduro va oltre il furto. La sua ambizione, infatti, è quella di inserirsi in una gang di motociclisti che praticano clandestinamente il cross-bitume su strade appartate o deserte, in cerca di emozioni forti ma, sotto sotto, anche di una famiglia sostitutiva e di un suo posto nel mondo. Tuttavia non sarà affatto semplice integrarsi in un ambiente così maschile. E non tutti, infatti, vedranno di buon occhio il suo ingresso nel gruppo. Tra competizioni, dominanze e gelosie, in un contesto che raccoglie le istante del cinema sociale, documentario e di genere «fast and furious», con un interesse tutto sommato circoscritto per la narrazione «convenzionale», Quivoron punta sull’emozionalità dell’immagine, la potenza del suono, il vento tra i capelli, la velocità, l’odore della benzina. Ma anche sul bisogno di amore, una inaspettata «sorellanza», la contrapposizione tra maschile e femminile che vorrebbe tendere alla fluidità, ma resiste ancora invece netta e soverchiante. Il film racconta una comunità ai margini, con le sue dinamiche e i suoi codici, rituali precisi, gesti, corpi, spazi. Con lo sguardo un po’ agli outsider di Andrea Arnold (American Honey) un po’ al cinema delle banlieu. Estremamente contemporaneo, Rodeo è un film corale, selvaggio e incendiario che promuove inevitabilmente Lola Quivoron tra i nomi del nuovo giovane cinema francese da tenere d’occhio con grande attenzione.

ANCHE LA SEMAINE de la Critique, dopo il film di apertura firmato da Jesse Eisemberg (When You Finish Saving the World), prosegue la sua programmazione con Alma Viva, sensibile opera prima della regista franco-portoghese Cristèle Alves Meiral. Un racconto quasi tutto al femminile, delicato e venato di ironia, tra tradizione e modernità, ambientato in un paese rurale del Portogallo. Al centro il rapporto speciale tra Salomé e l’amata nonna, giunta improvvisamente alla fine dei suoi giorni. Un legame che supera i limiti della vita e della morte in un contesto arcaico dove ancora è viva la superstizione, sconfinando nella magia, ma anche un racconto corale che evidenzia l’onnipresente avidità dell’uomo e il potere divisorio dei soldi all’interno della famiglia. Tra realismo e spiritualità, un coming of age pieno di grazia che mette in luce tensioni senza tempo. Pozioni, preghiere, incantesimi, ma soprattutto la sospensione di qualsiasi certezza e una realtà ambigua, dove al di là della facciata della stregoneria si celano null’altro che antichi rancori. In fondo, le streghe sono spesso donne che ancora scontano la colpa di desiderare o di aver desiderato.