L’exploit previsto nei tanti sondaggi della vigilia non c’è stato, ma Roberto Lagalla ce l’ha fatta comunque. E al primo turno. Dopo il regno incontrastato di Leoluca Orlando, Palermo passa al centrodestra. Che però non festeggia. Niente brindisi, solo qualche stretta di mano e pacca sulla spalla. Perché c’è un altro dossier, ancora più caldo: Musumeci sì, Musumeci no alle regionali d’autunno.

Lagalla, uomo dell’Udc, conquista Palazzo delle Aquile con circa il 48% quando lo scrutinio è ancora in corso: otto punti sopra la soglia per evitare il ballottaggio; dando uno stacco di quasi venti punti a Franco Miceli, il candidato dell’area progressista che sperava in un risultato migliore alla vigilia, tant’è che a caldo non risparmia critiche soprattutto al Pd, evidenziando di contro il bagno di folla che aveva accolto Giuseppe Conte nel suo tour per le borgate della città. Ma sono proprio i 5stelle a deludere, quasi un flop per il movimento di Grillo che dimezza i voti di cinque anni fa, veleggiando attorno al 7 per cento. Male. Anzi, malissimo Sinistra civica ecologista, che a spoglio aperto, si attesta poco sopra il 3%, due punti sotto la soglia di sbarramento del 5% necessaria per entrare in consiglio comunale.

A sorpresa l’outsider Fabrizio Ferrandelli (Azione e +Europa) raggiunge quasi il 15%, il doppio dei pronostici della vigilia, rimediando i complimenti davanti alle telecamere di Gianfranco Miccichè (Fi). Forza Italia con circa il 12% si prepara a essere il primo partito, davanti a FdI e Pd che navigano attorno al 10-11%. Sul filo Lega-Prima l’Italia, che oscilla intorno al 5%, così come la Dc Nuova, il partito di Totò Cuffaro (condannato in via definitiva per favoreggiamento alla mafia), che non si fa vedere per tutto il giorno evitando i riflettori per non alimentare ulteriormente le polemiche sul sostegno a Lagalla. «Ringrazio gli elettori che hanno deciso di assegnarmi il ruolo di sindaco per il quinquennio a Palermo. C’è da segnalare la grande astensione, che lascia pensare: cominceremo dall’insediamento assieme alla coalizione e tutto il Consiglio comunale, di maggioranza e opposizione, a lavorare per la città», dice Lagalla, dopo la seconda proiezioni e le prime informazioni che arrivano dalle sezioni.

Nonostante la vittoria al primo turno dopo una campagna al veleno, nel comitato di Lagalla, allestito in un hotel, non si festeggia come si dovrebbe. Anzi. Gianfranco Miccichè, appena arriva nella sala, ne approfitta per togliersi più di un sassolino. Comincia rivolgendosi agli ortodossi del suo partito coi quali il braccio di ferro non è mai cessato: «Forza Italia ha bisogno di coesione vera, non di quella davanti ai giornalisti – afferma – In questa campagna elettorale non l’abbiamo avuta completamente, ci sono stati nostri uomini che si sono impegnati meno di altri per cui non c’è dubbio che un ragionamento nel partito va fatto.

Far finta che in questi ultimi tre mesi non sia successo nulla sarebbe un grande errore per me e lo sarebbe per Fi». Poi l’affondo verso il governatore Nello Musumeci. «Lui candidato alla Regione? No, senza alcun dubbio», risponde ai cronisti.

Quando al comitato arriva Musumeci, Miccichè è già andato via. «Con Roberto Lagalla oggi vince non solo il centrodestra ma il governo Musumeci», esordisce il governatore, facendo riferimento anche al ruolo di assessore che il neo sindaco ha ricoperto nella sua giunta. Poi replica a Miccichè: «I desideri non diventano sempre diritti».

Per poi aggiungere: «Da domani ci mettiamo attorno a un tavolo e in poco tempo bisogna decidere quale sarà il perimetro della coalizione di centrodestra: ovviamente noi ci auguriamo che tutte le forze politiche che hanno partecipato all’elezione di Lagalla a Palermo possano proporsi per le regionali». Ma «occorre fare necessariamente chiarezza perché la volata finale deve essere compiuta con chi davvero crede nel centrodestra e non lavora per il centrosinistra o per far perdere il centrodestra: la lealtà in politica premia sempre, le furbizie hanno il fiato corto».

In serata arriva la telefonata di Silvio Berlusconi. A passarglielo al telefono è Licia Ronzulli. «Sono contento per il risultato al primo turno», dice Berlusconi a Lagalla con la promessa di incontrarsi presto. Quando da un disastroso 3% iniziale il dato arriva a poco più del 5%, al comitato arrivano anche i leghisti, con Francesco Scoma in testa per stringere la mano al neo sindaco di Palermo.