Visioni

Ritratti di donna in un interno familiare

Ritratti di donna in un interno  familiareUna scena da «Litigante» di Franco Lolli

Cannes 72 Alla Semaine de la Critique il nuovo film del regista colombiano Franco Lolli, «Litigante»

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 16 maggio 2019

«Un film in famiglia, sulla famiglia» – così il regista colombiano Franco Lolli definisce il suo Litigante, il film d’apertura della cinquantottesima edizione della Semaine de la Critique al Festival di Cannes. Sul palco con Lolli – che proprio alla Semaine aveva esordito nel 2014 con Gente de bien – c’è infatti sua madre Leticia Gomez, che nel nuovo lungometraggio interpreta la madre della protagonista, Silvia, in uno scambio continuo fra autobiografia e finzione. Silvia (Carolina Sanìn) non è però l’alter ego del regista come Margherita Buy in Mia madre di Nanni Moretti – che viene alla mente guardando il film di Lolli anche perché affronta il tema della morte della madre – ma un’avvocata e soprattutto la litigante del titolo, in un gioco di parole con il termine spagnolo che significa sia avvocato che combattente. Lei, una madre single di circa quarant’anni, è entrambe le cose: impiegata in uno studio sotto inchiesta per appropriazione indebita di fondi pubblici e in lotta non solo per difendersi dalle accuse ma anche con il cancro che sta lentamente consumando la madre. Attraverso le sue «battaglie», fra cui la sfida quotidiana posta dalla propria stessa maternità, Litigante punta a dipingere il ritratto di una donna forte e combattiva attraverso i suoi cedimenti e le sue incertezze, gli errori e la determinazione nell’andare avanti.

AMBIENTATO nella città natale del regista, Bogotà, il film di Lolli è però interamente rivolto verso l’interno della famiglia e della vita di Silvia – interni borghesi uguali a qualunque latitudine in cui è sempre valido l’adagio di Tolstoj sulle famiglie felici e quelle infelici, e in cui però i due opposti non esistono l’uno senza l’altro. Un ribaltamento di prospettiva rispetto a Gente de bien, che raccontava invece una famiglia economicamente disastrata – dovuto proprio alla forte componente autobiografica del film.

IL SOFFERTO rapporto di Silvia con sua madre – segnato da recriminazioni, odio puro e intenso amore – è infatti al cuore di Litigante, che nella relazione con la vita del regista finisce progressivamente per riflettere le luci e le ombre che compongono il ritratto di una famiglia ancor più di quello di Silvia. «Quando stavo lavorando alla sceneggiatura – spiega infatti Lolli – a mia madre è stato diagnosticato il cancro. Mentre la accompagnavo nella sua battaglia contro la malattia, il film continuava a ‘scriversi’ quasi autonomamente. E poco a poco il rapporto con la madre è diventato il tema principale della storia», anche se la madre del regista è guarita e quella sullo schermo viene simbolicamente «uccisa» per portare a compimento il calvario della protagonista e una riflessione sull’alternarsi delle generazioni, inesorabilmente segnate – nel bene e nel male – da quelle dei propri genitori.

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