Politica

Forzatura sui «No Ponte», ma il ddl slitta a settembre

Forzatura sui «No Ponte»,  ma il ddl slitta a settembreUna madre e un bambino nel nido del carcere di Rebibbia – foto di Andrea Sabbadini

Il Guardasigilli stile Salvini: «allarme sociale» creato da donne che «sfruttano la maternità per restare impunite». Ridotta da due terzi a un terzo della pena l’aggravante voluta dalla Lega

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 11 luglio 2024

Rinvii, ripensamenti, ritocchi, accantonamenti. Facile fare la faccia feroce da Palazzo Chigi ma poi quando si tratta di passare la parola al Parlamento – finché si può – le cose si fanno più complicate. Ci sono i regolamenti, le leggi, la Costituzione e l’intasamento dei decreti propaganda (nell’ordine: Sport, Semplificazione edilizia, Salute, Infrastrutture, Carceri e Protezione civile; da definire il pacchetto Scuola) che hanno la precedenza sui disegni di legge. E soprattutto c’è la spaccatura, sempre più evidente, all’interno della maggioranza. Così il ddl Piantedosi-Nordio-Crosetto, meglio conosciuto come l’ultimo pacchetto Sicurezza, ancora all’esame delle commissioni della Camera Affari Costituzionali e Giustizia in sede congiunta referente (sono stati votati finora solo il 43% degli emendamenti), approderà in Aula il 5 agosto (forse), malgrado l’imperativo del sottosegretario all’Interno, il leghista Nicola Molteni, che lo voleva entro il 25 luglio. Qualche giorno dopo i deputati si salutano per le ferie e dunque bisogna aspettare settembre per sapere come andrà a finire. Fermo restando che l’opposizione già prevede di chiedere in Aula il voto segreto, almeno su alcuni nodi specifici sui quali serpeggia tanto malumore anche nella maggioranza.

D’ALTRONDE IL DDL Sicurezza era nato già titubante: approvato dal Cdm a novembre, incardinato a febbraio, e poi nulla fino a metà maggio, con le prime audizioni. Ieri però un paio di norme tossiche sono comunque andate a segno. Su tutte quella più divisiva, apertamente osteggiata da Forza Italia, che elimina l’obbligo del rinvio della pena per le donne incinte o con figli piccoli e le destina più facilmente alla detenzione in carcere, insieme ai loro bambini. Un ministro Nordio in stile Salvini ieri è riuscito a dire che «quello delle madri in carcere è un problema delicatissimo perché va coniugato il problema della detenzione di una donna con bambino con quello, altrettanto grave, dell’allarme sociale creato da persone che sfruttano la propria maternità per restare impunite». Un’accusa incredibile, soprattutto se generalizzata, tanto più se l’«allarme sociale» si rivela costituito, secondo i dati dello stesso Ministero di Giustizia relativi al 30 giugno 2024, da 26 detenute con figli al seguito che scontano una pena negli Istituti a custodia attenuata, e probabilmente non molte di più le madri che hanno ottenuto il rinvio della pena. Lo stesso Nordio è in difficoltà: balbetta, promette di «trovare una soluzione». Dall’opposizione, il capogruppo di Avs in commissione Giustizia Devis Dori gli suggerisce una scorciatoia: eliminare semplicemente l’articolo 12 del ddl.

POI C’È LA NORMA ANTI «No-Ponte» o «No Tav», come preferisce Molteni. Incassata la norma «anti Ghandi», che inasprisce le pene anche per chi fa resistenza passiva, l’emendamento approvato ieri prevede un’aggravante per chi usa «violenza o minaccia» contro un pubblico ufficiale «al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di una infrastruttura strategica». L’aggravante però è stata ridotta da due terzi e a un terzo della pena (che è da 6 mesi a 5 anni, secondo l’art. 337 C.p.) rispetto alla prima versione dell’emendamento leghista riformulato dalla maggioranza; aggravante che può ora essere bilanciata dalle circostanze attenuanti. Il giorno prima era passato l’emendamento che inasprisce le pene se i reati sono commessi su treni o nelle stazioni metro e ferroviarie.

LA LEGA, E IN PARTICOLARE Molteni, incassano invece «fieramente» il via libera all’emendamento che raddoppia (da 5 mila e 10 mila al massimo) il contributo statale per le spese legali delle forze dell’ordine indagati per fatti commessi durante il servizio. Stanziati 860 mila euro annui a decorrere dal 2024. Eppure è stato bocciato l’emendamento del M5S che prevedeva l’assunzione straordinaria di 1300 nuove unità delle Forze dell’Ordine. È vero che nel decreto legge sulle carceri licenziato la settimana scorsa dal Cdm si prevede già l’assunzione di 500 poliziotti penitenziari all’anno, ma non prima della fine del 2026, e che nella legge di Bilancio del 2022 ce n’erano altri 250 all’anno dal 2023 al 2026. Ma, come fa notare il sindacato UilPa, il numero di agenti in servizio diminuisce inesorabilmente (sono 35.998 oggi e erano 40.134 il 31 gennaio 2010), mentre aumentano i compiti affidati al Corpo.

INFINE, a dimostrazione dell’evanescenza di certe norme propaganda, la maggioranza è stata costretta ad accantonare l’emendamento governativo che vorrebbe imporre una stretta sulla cannabis light e se ne rallegra la Confederazione dei produttori agricoli Copagri. Accantonato anche il sub emendamento della Lega che vorrebbe imporre il divieto di utilizzo a scopo pubblicitario di immagini o disegni della marijuana.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento