Europa

Rinasce il Fronte Popolare: «Possiamo vincere»

Protesta contro il Rassemblement National a Parigi foto AnsaProtesta contro il Rassemblement National a Parigi – foto Ansa

Francia Dallo schieramento delle sinistre fuori solo Glucksmann. Il Ps non lo segue. Mélenchon, che non sarà il frontman, avvisa: «Mettiamo da parte il rancore»

Pubblicato 5 mesi faEdizione del 12 giugno 2024

Le forme del nuovo «Front Populaire» cominciano a disegnarsi, dopo l’annuncio dei responsabili delle principali formazioni della sinistra francese di aver raggiunto un accordo elettorale nella notte di lunedì. Davanti alla prospettiva delle elezioni anticipate convocate a sorpresa da Emmanuel Macron – e in seguito all’incredibile pressione popolare esercitata dal mondo associativo, dai giovani in piazza e dai sindacati – insoumis, socialisti, comunisti e verdi sono stati capaci di riesumare almeno in parte l’accordo della Nupes che aveva fatto le fortune della sinistra francese alle legislative del 2022.

Dopo il primo annuncio di lunedì, si tratta ora di trovare un programma minimo e assegnare a ciascuna formazione della coalizione le rispettive circoscrizioni. Un lavoro politico certosino, che dovrà prendere in conto da un lato il risultato delle europee, che ha favorito il Partito socialista, arrivato in testa alla gauche 4 punti sopra gli insoumis, e dall’altro il fatto che in un’elezione nazionale La France Insoumise resta il partito principale della sinistra francese, oltre che una formidabile macchina elettorale.

Il sistema elettorale per l’elezione della camera è l’uninominale a doppio turno. In pratica si tratta di una piccola presidenziale per ogni deputato. È per questa ragione che l’accordo del Front Populaire prevede che in ciascuna delle 577 circoscrizioni sia presente un solo candidato della sinistra, appoggiato da tutti i partiti del Front, con l’idea che unendo le forze si riescano a battere i candidati macronisti e di estrema destra.

All’Agence France-Presse, il negoziatore e deputato Lfi Hadrien Clouet ha assicurato che i lavori «avanzano più velocemente che all’epoca della Nupes nel 2022». Secondo Clouet, anche sui temi potenzialmente divisivi, come il livello di sostegno da assicurare all’Ucraina, i partiti stanno trovando mediazioni «senza che nessuno debba sconfessarsi». Sulla questione delle candidature, invece, «si avanza lentamente, ma si avanza», ha fatto sapere un responsabile socialista all’Afp.

Segnali di ottimismo incoraggianti, così come promettente è la rapidità con la quale la sinistra francese ha raccolto il guanto della sfida rappresentata dal rischio di vedere l’estrema destra al governo. Tuttavia, la campagna elettorale europea ha lasciato profonde divisioni interne. Dopo aver criticato gli ex-alleati, colpevoli di aver lasciato morire la Nupes in occasione delle europee, Jean-Luc Mélenchon ha tuttavia ammonito i suoi in un post sul suo blog: «bisogna gettare via il rancore», ha scritto lunedì, «se l’unione politica si conclude di nuovo come la proponiamo possiamo vincere».

Il ruolo del «Vieux», come lo chiamano i militanti di Lfi, sembra non essere in discussione. Ma molto probabilmente non sarà lui a portare lo stendardo del Front Populaire, come all’epoca delle legislative del 2022. Mélenchon farà campagna, hanno ripetuto le figure di spicco di Lfi ai media francesi, ma la figura è giudicata troppo «divisiva» dagli altri partiti della coalizione. Altre figure potrebbero allora fungere da alfieri della coalizione, come François Ruffin, deputato Lfi apprezzato anche dai socialisti.

In ogni caso l’unione si farà, malgrado i mal di pancia della destra socialista, capeggiata da Raphaël Glucksmann, che non ha cessato in questi giorni di rinnovare le critiche agli insoumis. Le proposte di Glucksmann, come quella di presentare come primo ministro l’ex-capo del sindacato centrista Cfdt Laurent Berger, o di allargare la coalizione al gruppo parlamentare misto Liot, sono cadute nel vuoto. Ignorate, con un certo imbarazzo, dalla direzione del Ps.

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