Europa

Riforma giustizia, la Corte Ue rimanda la palla a Varsavia

Riforma giustizia, la Corte Ue rimanda la palla a VarsaviaZbigniew Ziobro, Jarosław Kaczyński e Jarosław Gowin

Polonia Sarà la Corte suprema polacca a dover accertare l’indipendenza della sezione disciplinare nazionale

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 20 novembre 2019

La Corte europea di giustizia rimette la palla a Varsavia sulla riforma del sistema giudiziario polacco. Comincia così un nuovo capitolo del braccio di ferro tra la Polonia e l’Ue in materia di stato di diritto e giustizia. La sentenza di ieri del tribunale con sede in Lussemburgo riguarda la legittimità della camera disciplinare. L’organo creato dal governo della destra populista di Diritto e giustizia (PiS), nel corso della legislatura appena trascorsa, è chiamato a valutare l’operato di magistrati e avvocati in tutto il paese. «È una sconfitta della casta e di tutti quelli che credono che il Consiglio nazionale della magistratura (Krs) e le nuove camere della Corte suprema siano illegali alla luce del diritto europeo», ha commentato il «superministro» Zbigniew Ziobro che riunisce in sé le funzioni della procura generale con quelle del ministero della Giustizia. Ziobro ha anche evocato l’intervento del Tribunale costituzionale controllato dal PiS per risolvere la questione senza ingerenze esterne. Ma è una vittoria di Pirro per la maggioranza che invece ha ben poco da sorridere.

A decidere sulla questione sarà invece la Corte suprema polacca, oggetto di un ricorso da parte della Commissione Ue sull’abbassamento dell’età pensionabile dei membri del massimo organico giuridico polacco, misura voluta dal PiS per allontanare i giudici scomodi dopo la vittoria della formazione fondata dai fratelli Kaczyński alle elezioni del 2015. A giugno scorso la Corte europea di giustizia Ue aveva infatti giudicato contraria al diritto europeo la normativa sul prepensionamento dei giudici della corte condannando il governo a reintegrare i 27 membri allora rispediti a casa dal governo per ragioni anagrafiche. Tra di loro anche la sua attuale presidente Małgorzata Gersdorf che ieri ha preso la parola: «Dobbiamo lavorare a delle soluzioni che possano contribuire a ricostruire la fiducia nel Krs e nei tribunali in Polonia», ha dichiarato Gersdorf che è destinata a restare in carica fino al 30 aprile 2020. Ed è proprio il Krs la chiave di volta per capire la sentenza di ieri. La riforma del PiS prevede infatti che sia proprio il consiglio dei magistrati eletto dal potere politico a decidere sulle nomine dei membri della camera disciplinare. Un sistema che permetterebbe al governo di portare avanti tramite il Krs azioni punitive nei confronti dei magistrati meno accondiscendenti nei confronti della maggioranza. I tempi sono ancora lunghi ma il governo è inciampato di nuovo sulla Corte suprema che potrebbe far valere «il primato del diritto dell’Ue» mettendo un freno alla czystka, quel processo di epurazione dei giudici non graditi al potere in corso da almeno 5 anni in Polonia.

 

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